I RACCONTI

Un nuovo amico a quattro colori

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Alcuni giorni fa, per le vie di Montanaso, diverse persone hanno notato qualcosa di strano. Tra i cespugli sembrava ci fosse qualcosa, ma nel momento in cui si avvicinavano per scoprire cosa fosse, non c’era nessuno, nessuna traccia. Questo mistero tra il verde, aveva suscitato la curiosità di molti, ma ogni volta che ci si avvicinava al presunto essere, svaniva tutto nel nulla. Ma stavano accadendo fatti insoliti e strani che coinvolgevano soprattutto i bambini.

Un pomeriggio, un gruppetto di amiche e amici dopo la scuola si erano dati appuntamento per fare un giro in bicicletta in paese.  Taso e Manno che erano i primi del gruppo, videro una scia di colore spostarsi da una via all’altra e decisero di seguire la luce. Arrivarono davanti alla biblioteca e si accorsero di aver perso le tracce di quell’essere misterioso.

Il mattino seguente a scuola, il solito bullo Monso, si presentò davanti a Tano e iniziò a prenderlo in giro e spingerlo. All’improvviso però, la sua voce cambiò, diventò come quei suoni che si ascoltano a rallentatore. Monso allora chiuse la bocca e tornò nella sua classe, senza capire cosa fosse successo ma soprattutto senza continuare a prendere in giro Tano.

In quel momento, Tano vide la stessa scia colorata, di un blu intenso, verde brillante, giallo luminoso come il sole. Cercò di raggiungerla ma in un attimo sparì.

Un altro giorno, la piccola Monna stava giocando con Sonata al parco con i pastelli e gli acquerelli che le aveva regalato la nonna per il suo compleanno. Monso e i suoi amici fecero finta di inciampare e rovinarono tutti i disegni che avevano realizzato le bimbe. Ma da un albero caddero delle noci con una strana luce gialla e blu, che finirono proprio sulla testa dei due bambini dispettosi. Scapparono via di corsa e Monna chiamò suo fratello Taso, che era stato il primo a vedere la scia di colori. I bimbi e le bimbe di Montanaso che avevano assistito a questi strani eventi, si radunarono al parchetto e iniziarono a pensare che forse, qualcosa o qualcuno li stava aiutando. Stava senza dubbio accadendo qualcosa di strano …

Ecco infatti che mentre i bambini e le bambine stavano parlando, apparve da lontano una sagoma blu, gialla, verde e bianca, con qualcosa di rosso. Chi era cosa era?

Tutti indietreggiarono impauriti, ma Tano disse: “Tranquilli, è una volpe, secondo me è buona, guardate che coda grande e che occhi gialli luminosi!”

Monna pensò subito che la volpe avrebbe potuto diventare loro amica e propose di accoglierla.

 Così, con coraggio, il gruppo di amici osservava la volpe che si muoveva pian piano vicino a loro, con passo deciso ma lento, con occhi attenti e vispi.  Il suo musetto era giallo, con due occhi luminosi, aveva una coda verde molto voluminosa e zampe bianche. Il corpo era tutto blu e al collo portava un nastrino rosso.

Monna chiese: “Ciao, puoi parlare?” ma l’animale non rispose. Sonata notò una medaglietta con inciso il nome: Tansomano. “Si chiama Tansomano, che bel nome, ma ciao volpino, da dove arrivi? Cosa ci fai qui tutto solo?” All’improvviso, Tansomano scomparve nella sua scia di colori.

I bambini e le bambine decisero per il momento di non raccontarea nessuno dell’esistenza di quell’animale.

I giorni che seguirono, furono molto divertenti e caratterizzati sempre dalla presenza di Tansomano che si faceva vedere solo da Taso, Manno, Sonata, Monna, Tano. Giocavano al parco, nei loro giardini, persino nelle loro camerette. Monso, il bullo della scuola era rimasto escluso da tutto questo segreto e non capiva come mai quei pezzi di gente” come li chiamava lui, fossero così spensierati e felici. Nessuno lo temeva più e lui, non riusciva più a pensare a dispetti o parole crudeli da dire.

A poco a poco chi si era sentito solo, indifeso, debole o fuori posto, iniziò a prendere fiducia, coraggio.

Sonata che amava disegnare, provò a ritrarre Tansomano e il suo fantastico disegno divenne un logo che riportava uno slogan: “Tansomano, non si vede ma ti dà una mano.”

Le apparizioni dell’animale a quattro colori, diventarono sempre meno frequenti e più scompariva la sua luce, più si rafforzavano l’amicizia e la sicurezza, la fiducia, l’autostima, il coraggio, la tenacia, l’impegno. Presto anche Monso capì che il suo ruolo avrebbe potuto cambiare in meglio e trovò amici veri.

Oggi se corriamo nel parco di Montanaso o arriviamo in bicicletta fino alla biblioteca, possiamo vedere Tansomano e la sua scia di colori, basta usare la fantasia e immaginar di vedere la volpe camminare al fianco di ognuno di noi.

Ciao Tansomano!

Le magie del mago Blu

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C’era una volta un mago di nome  Blu, che aveva un assistente, l’orso Azzurrino e insieme avevano deciso di organizzare uno spettacolo per i bambini della scuola Arcobaleno.

Presero la macchina  blu che viaggiava veloce e cercarono un grande parco. Ne trovarono uno proprio vicino alla scuola e decisero di preparare proprio lì lo spettacolo. Per prima cosa sistemarono un ombrello blu gigantesco e un grande baule blu che sarebbe servito per le magie.

Mago Blu chiamò il suo amico Stich e gli diede l’incarico di invitare i bambini, le bambine, i maestri, le maestre e gli operatori scolastici ad assistere allo spettacolo. Tutti avrebbero indossato una mascherina blu e avrebbero portato un cuscino blu per sedersi sul prato.

Arrivò il giorno dello spettacolo e il mago aprì il baule per iniziare a mostrare le sue magie.

Nel baule c’erano: una penna magica blu per scrivere frasi con i desideri che si sarebbero avverati, un imbuto blu per filtrare le cose belle e lasciare in disparte quelle meno belle, un piccolo spinner da far volare in alto e filmare lo spettacolo, come un drone blu. C’erano inoltre un braccialetto blu che indossato avrebbe portato la felicità, una palla blu per fare giochi di prestigio e far sorridere tutti i presenti.

All’improvviso, verso la fine dello spettacolo, tutti videro qualcosa saltare:  un pesce blu dal fiume vicino al parco sentite le voci del mago e dei bambini, andò a curiosare. Si muoveva in modo simpatico e i bambini iniziarono a ballare.

Al termine dello spettacolo, Stich e l’orsacchiotto distribuirono ai presenti un bicchierino blu e il mago preparò una tisana blu con passiflora, biancospino e canapa.

Di sera tutti tornarono a casa felici, che spettacolo meraviglioso! Ora i bambini e gli adulti si sentivano un po’ tutti più blu ed erano felici di aver trascorso quel pomeriggio insieme.

 

Attività:

  • Gli alunni portano a scuola un oggetto blu.
  • La storia si crea con gli oggetti portati come protagonisti.
  • Scatta una foto di tutti gli oggetti.
  • Stampala e abbinala al racconto.

Il racconto e l’attività sono stati proposti in occasione della Giornata sulla consapevolezza dell’autismo.

La luna capricciosa

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C’era una volta una piccola  ape che volava con il suo amico uccellino in cielo, volavano talmente lontano che avevano sentito la   Luna piangere,  così si avvicinarono.  Chiesero: “Perché piangi?”

Rispose: “Perché sono sempre qui in cielo e ho freddo”.

Allora l’ape e  l’uccellino andarono a prendere una coperta di lana per coprirla.

Ma lei ancora non era contenta perché aveva fame, così i due amici volarono qua e là e presero l’uva e il limone  da mangiare .

Ma ancora la Luna non era contenta e chiese un ultimo desiderio. Avrebbe voluto un anello. “Un anello?”, chiese l’ape.

L’uccellino allora insieme all’ape voló vicino all’arcobaleno, prese un po’ di tutti i colori e formò un grande anello da portare alla Luna. Lei quando lo vide fu davvero felice, se lo  mise attorno e da quel giorno non fece più nessun capriccio.

 

Attività: 

  • Disegna quattro sequenze della storiella.
  • Colora in piccolo gruppo.
  • Crea un cartellone da appendere in classe.

 

La cena di Camilla

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C’era una volta una castagna di nome Camilla che era sempre tranquilla.

Era cicciottella con l’espressione felice, allegra e due occhi grandi, simpatici divisi da un piccolo nasino.

Sulla punta aveva un grande fiocco giallo, due guance dorate e rosse brillanti.

Indossava sempre due guanti azzurri con disegni a forma di  cuore e fiore, due scarpe verdi per camminare nel bosco in autunno.

Amava cucinare e un giorno decise di fare una spesa per preparare una cena per le sue amiche foglie. Comprò riso, una bella zucca, funghi, carciofi, acqua e altre bibite, mele e pere di stagione.

Tornata a casa iniziò a cuocere il risotto alla zucca, poi preparò la pizza con funghi e carciofi. Infine in un cestino di vimini sistemò le mele e le pere.

Le foglie presto arrivarono a casa di Camilla e con grande sorpresa quando aprì la porta vide un mazzo di fiori come dono per ringraziarla.

La cena era squisita, tutto buonissimo, Camilla e le foglie si divertirono anche dopo cena ballando e cantando canzoni dedicate all’autunno e ai colori del bosco. Decisero infine di restare a dormire da Camilla per un super pigiama party.

La serata fu un grande successo!

 

Attività:

  • Disegna la castagna Camilla e completa con stoffa marrone, bottoni, semi, altro.
  • Prepara delle foglie raccolte in giardino e rendile impermeabili con plastificatrice. Poi disegna oggi, naso e bocca.
  • Incolla tutto su un cartellone e usalo per abbellire la classe!

Felice autunno e buona cena anche a te!

Speranza

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Una bimba di nome Speranza viveva vicino al mare e ogni giorno le piaceva accompagnare suo papà pescatore alla barca, che lo avrebbe portato lontano a cercare tanti pesci. Insieme a lui c’erano altri pescatori, tutti amici di Leo, che lavoravano e si aiutavano nei momenti di difficoltà. Era il mese di gennaio e nonostante il freddo, i pescatori ogni giorno uscivano in cerca di pesci.

 Speranza, dopo aver salutato il suo papà, andava a scuola,  frequentava la classe terza e aveva molte amiche con cui giocare.

Spesso Speranza veniva ignorata da alcune sue compagne che non capivano l’importanza che lei dava al lavoro di suo padre. In fondo pescare significava poi vendere i pesci a tanti negozi e i soldi guadagnati erano il sostentamento di molte famiglie, anche di molti suoi compagni di classe. 

Un giorno accadde un fatto, che fece comprendere ai bambini più superficiali l’importanza del lavoro del pescatore.

All’alba iniziò a piovere  talmente forte, che nessuno riuscì ad uscire di casa, scuola chiusa, negozi chiusi. Tutti erano rimasti  ad attendere che la pioggia cessasse. 

Ma il papà di Speranza e gli altri pescatori, decisero comunque di preparare la barca e uscire  in mare. La bimba era molto preoccupata perché dalla finestra della sua camera vedeva le onde tanto alte e temeva che alla barca del padre e degli altri pescatori potesse accadere qualcosa.

 Nel pomeriggio la pioggia cessò e tutti uscirono dalle loro case, andarono di corsa al porto per attendere l’arrivo dei pescatori, ma nulla per molte ore. Speranza cercava di tranquillizzare le persone preoccupate, per prima la sua mamma. “Abbiate fiducia, sono certa che mio padre e gli altri pescatori torneranno!” Nessuno voleva rientrare a casa, così si organizzarono per la cena: ognuno preparò un cibo o una bevanda e  condivisero i piatti al porto, sempre con lo sguardo verso il mare che si era finalmente calmato. Tutti i bimbi e le bimbe della classe di Speranza si radunarono in cerchio e si scambiarono pane, polpette, frutta, bibite. In quel momento si sentivano tutti amici, uniti per la stessa causa: attendere il ritorno dei loro papà.

Era ormai buio quando all’orizzonte tutti videro delle luci, era la barca di Leo.

 I pescatori furono accolti con un grande applauso e con grande sorpresa tutti videro che le reti erano colme di pesci per tutti, una grande quantità sarebbe stata distribuita tra tutte le persone,  avrebbero potuto vendere il pescato ad altri paesi e avrebbero guadagnato abbastanza anche per i periodi meno abbondanti. 

Che gioia per tutti i familiari, anche i compagni e le compagne di Speranza, avevano finalmente capito l’importanza del lavoro dei pescatori.

Da quel giorno, chiamarono la barca SPERANZA,  in onore di quella bimba che aveva sempre avuto fiducia in loro e aveva sempre creduto alle molte possibilità che la vita offre, senza sprecarle. A tutti aveva dato un importante insegnamento con il suo esempio: la fiducia e la tenacia sono stati d’animo che portano a vivere con  forza e desiderio di rendere insieme il mondo migliore.

La borsa di Natale

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Era ormai arrivato il mese di dicembre e la piccola Lucia amava passeggiare all’ aria aperta, con sciarpa guanti e cappello per farsi accarezzare dal vento quasi invernale. Ogni pomeriggio passava a casa della nonna Anna per farsi preparare la merenda e poi si dirigeva verso il parco per sedersi sulle panchine a mangiare i biscotti magici preparati per lei e poi si dedicava a giocare con la neve, scivolare sui pattini, con la palla e con gli amici che incontrava. Lucia metteva la merenda nella tasca del cappotto, ma spesso arrivata al parco, si ritrovava poche briciole perché durante il tragitto qualcosa cadeva. maggiori informazioni

La cena di Camilla

150 150 Silvia Ferrari

C’era una volta una castagna di nome Camilla che era sempre tranquilla.

Era cicciottella con l’espressione felice, allegra e due occhi grandi, simpatici divisi da un piccolo nasino. 

 

Sulla punta aveva un grande fiocco giallo, due guance dorate e rosse brillanti.

Indossava sempre due guanti azzurri con disegni a forma di  cuore e fiore, due scarpe verdi per camminare nel bosco in autunno.

 

Amava cucinare e un giorno decise di fare una spesa per preparare una cena per le sue amiche foglie. Comprò riso, una bella zucca, funghi, carciofi, acqua e altre bibite, mele e pere di stagione. 

 

Tornata a casa iniziò a cuocere il risotto alla zucca, poi preparò la pizza con funghi e carciofi. Infine in un cestino di vimini sistemò le mele e le pere.

Le foglie presto arrivarono a casa di Camilla e con grande sorpresa quando aprì la porta vide un mazzo di fiori come dono per ringraziarla. 

 

La cena era squisita, tutto buonissimo, Camilla e le foglie si erano divertite e avevano deciso di restare per un super pigiama party. 

La serata fu un grande successo!

 

La piccola castagna Ombretta

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In un bosco vivevano tanti funghetti colorati, cespugli di more, foglie variopinte e alti castagni. Tutti parlavano tra di loro e ammiravano la bellezza dell’autunno ormai giunto.

Un giorno, dal grande signor Castanì cadde una piccola castagna non ancora pronta per conoscere il mondo e giunta vicino a un funghetto iniziò a piangere. “Perché piangi, chi sei? Come ti chiami?” – chiese il fungo – la piccola castagna rispose: “Mi chiamo Ombretta e sono caduta dall’albero, il signor Castanì. Ho freddo, sono piccola e non conosco nessuno. So solo che non posso più tornare nel mio riccio”.

“Da ora hai un nuovo amico, me … mi chiamo Marietto e ti presento altri amici”.

Arrivarono volando tantissime foglie colorate, verdi, gialle, marroni, arancioni rosse, viola. Ombretta era felicissima e stupita nel vedere così tante foglie volarle intorno. Una grande foglia rossa si avvicinò a Ombretta: “Caio. Sono Rossella, vuoi venire a fare un giro con me? Ti mostro il bosco in autunno”

Ombretta, un pochino timorosa rispose di sì e in un attimo si ritrovò sul dorso di Rossella. La foglia volò tra gli alberi del bosco, si spostò in un paese poi in una città dove Ombretta vide case, monumenti, nei viali alberi vestiti d’autunno, fiori colorati e tante persone di ogni età.

Poi Rossella volò vicino a una montagna, dove gli animaletti che si stavano preparando per il letargo la salutarono e le mostrarono un bosco con tanti castagni. Rossella disse alla piccola Ombretta: “Sono sicura che troverai altri amici qui”. Infatti, sugli alberi e nel sottobosco, c’erano tantissime castagne che appena videro Ombretta le si avvicinarono e la fecero sentire a casa. La piccola aveva trascorso molto tempo con le nuove amiche brunette così Rossella capì che era il momento di andare e lasciare Ombretta con la sua nuova famiglia. “Ciao piccola castagna Ombretta, sono felice per te”. Ombretta rispose: “Grazie Rossella, torna a trovarmi presto, ciao, salutami il funghetto Marietto”.

Con un sorriso Rossella volò via, felice di aver aiutato la castagna a trovare un luogo in cui vivere.

Un’avventura con Goccia

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Anche nel bosco è arrivato l’autunno e ieri pomeriggio, mentre passeggiavo, ho visto un piccolo coniglietto che saltava tra gli alberi. Il sole che filtrava tra i rami, illuminava il suo corpo che sembrava ricoperto di gocce di rugiada. Così ho chiamato il coniglietto Goccia. Ho osservato i suoi movimenti e ho capito che era felice perché doveva incontrare una sua amica per il pranzo: Giovanna la marmotta.

Io mi avvicinai e loro si spaventarono, poi corsero via verso il lago dove incontrarono un altro amico, Giustino lo scoiattolo.

Gli chiesero di aiutarle a trovare un nascondiglio, lui indicò alle due amiche una grotta dove cercare riparo.

Le due amiche si muovevano piano per osservare le pareti, che sembrava disegnassero dei mostri, ma in realtà erano le loro ombre. Mi avvicinai lentamente per non spaventare i due animaletti, che stavano decidendo se fermarsi in quella grotta in vista del letargo. Poi arrivò Giustino e disse loro che la grotta sarebbe stata un’ottima casa per il letargo, perché aveva anche un passaggio segreto che conduceva fuori dalla grotta, vicino alla casetta di Goccia.

Erano felicissimi e iniziarono a cantare, poi si organizzarono per preparare finalmente il pranzo. Per iniziare una buona e calda minestra con funghi e zucca, poi involtini d’autunno con noci e pere. Prepararono dei ravioli da condividere con altri amici e andarono a fare una passeggiata. Raccolsero castagne, bacche e frutti di bosco, raccolsero fiori colorati e foglie autunnali.

Infine tornarono a casa e per cena prepararono una macedonia con tutti i frutti raccolti, mangiarono le castagne, Giovanna e Giustino tornarono nella grotta a riposare.

Il mattino seguente, nel bosco era iniziato un nuovo giorno e Goccia aveva altri progetti…scoprire altri tesori dell’autunno e vivere un’altra avventura.

I fiori del sorriso

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Amelia non aveva mai avuto molta considerazione per i fiori, mentre la sua mamma li adorava. Aveva un giardino con molti vasi di fiori colorati e aiuole con gigli, calle, tulipani, rose, viole, margherite e altre piante. In fin dei conti il nome era stato scelto perché a mamma Rosa piaceva tanto la pianta chiamata camelia, da qui appunto il nome Amelia. Lei però fin da piccola non aveva mai capito a cosa servisse passare ore e ore in quel giardino a curare erbacce colorate, forse profumate ma non tantissimo, fastidiosi e insopportabili perché attiravano farfalle e insetti. Senza contare che non era permesso giocare con la palla per non rovinare petali e foglie.  Insomma per Amelia i fiori erano proprio una seccatura e il suo malumore quotidiano derivava proprio dal fatto che detestava i fiori in giardino. Avevano il potere di toglierle il sorriso e pur di non vederli, sceglieva qualsiasi altra attività in casa sua o dalla nonna, che il giardino non ce l’aveva. “Amelia vuoi aiutarmi con i fiori” – le diceva a volte la mamma – ma lei trovava mille scuse per allontanarsi. Rosa aveva capito questo distacco e cercava sempre di dedicare tempo al giardino quando Amelia era a scuola, ma le sarebbe piaciuto condividere questa passione con la figlia. Pensava che i fiori avrebbero potuto aiutarla a sorridere di nuovo, da piccola lo faceva spesso, poi era diventata sempre più triste, sola, senza amici e nonostante i tentativi della mamma di creare occasioni d’ incontro con i suoi compagni di scuola, lei diceva che stava benissimo da sola e non aveva bisogno di amici.

Una sera però, la tristezza impediva ad Amelia di dormire, così andò in cucina a bere un bicchiere d’acqua, poi decise di uscire in giardino per una breve passeggiata e guardare le stelle. Per fortuna non doveva vedere tutti quei fiori colorati, era sola con la notte, con il cielo stupendo e silenzioso. maggiori informazioni