I RACCONTI

Il pettirosso di Natale

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Neve, neve, neve. Un manto bianco ricopriva le case, il bosco, gli alberi e regnava il silenzio in città. Volava solo un timido pettirosso in cerca di cibo. Era quasi Natale e al piccolo piaceva fermarsi vicino alle finestre delle case per ammirare gli addobbi, le luci e i nastri dorati scintillanti. Un giorno, il pettirosso si ritrovò a volare nel mezzo di una battaglia di palle di neve tra alcuni bambini che vedendo l’uccellino, decisero di prenderlo come bersaglio. Il piccolo, venne colpito e precipitò a terra. In pochi secondi la sua vita era cambiata, ora era in pericolo e senza speranza.

All’improvviso, sentì un calore piacevole che lo avvolgeva, riuscì ad aprire gli occhietti e vide il sorriso di una bimba che gli disse: “Tranquillo piccolino, ora sei al sicuro, ti porterò a casa mia”. Natalia e la sua mamma, prepararono un morbido nido per il pettirosso ferito, lo ricoprirono di cure ed attenzioni, lo nutrirono e giorno dopo giorno videro che il piccolo si stava riprendendo.

“Eccoti, dormiglione” – disse Natalia – “Hai dormito tantissimo oggi, come ti senti? Appena starai meglio potrai tornare a volare, ma promettimi che tornerai a trovarmi!” Detto fatto, quando riuscì a volare, il pettirosso uscì dalla finestra per raggiungere altri uccellini e ogni giorno tornava a salutare Natalia e la sua mamma.

Un giorno, si appoggiò come sempre al davanzale della cucina della casa di Natalia ma non vide nessuno, a quell’ora di solito la sua mamma stava preparando il pranzo e riservava semi e chicchi per lui. Volò allora intorno alla casa e sentì la voce di Natalia chiamare: “Aiuto, qualcuno mi aiuti!”. Dalla finestra del salotto vide la mamma di Natalia a terra e non riusciva a rialzarsi. Il piccolo pettirosso bussò con il becco alla finestra e Natalia aprì dicendo: “Aiutami piccolino, la mamma è inciampata e si è fatta male al piede!” Il pettirosso volò nel giardino in cui stavano giocando quei ragazzi che l’avevano colpito. Cercò di attirare la loro attenzione facendosi colpire con la neve, poi uno di loro, disse agli altri: “Secondo me vuole che lo seguiamo, è come se ci stesse chiamando”.

Tutti allora seguirono il pettirosso e arrivati a casa di Natalia capirono: era una richiesta di aiuto. I ragazzi videro la mamma di Natalia, la aiutarono a rialzarsi, presero il ghiaccio da appoggiare al piede, la coprirono e le prepararono una bevanda calda. Dopo alcuni minuti si era ripresa, Natalia ringraziò i ragazzi che avevano capito il valore di aiutare chi ha bisogno. Poi decise di tenere con lei il pettirosso che per alcuni giorni si comportò come un vero e proprio aiutante. Ma il 24 dicembre, vedendo altri pettirossi che volavano felici, si avvicinò a Natalia e si posò sul suo petto. Era un saluto, un tenero segnale di affetto e gratitudine. La bimba disse: “Vai piccolino, non ti tratterrò, vola con i tuoi amici ma torna a trovarmi ogni tanto. Sei stato così prezioso per noi, perché con la tua semplicità hai saputo aiutare e dare esempio a quei ragazzi, che hanno imparato a comportarsi meglio! Sei per me un bellissimo regalo di Natale!” Il pettirosso volò con gli altri uccellini, Natalia sapeva che il suo nuovo amico sarebbe tornato a salutarla per tutto l’inverno.

Il piccolo pettirosso aveva ricevuto cure, affetto e aveva ricambiato con le stesse attenzioni, riuscendo a contagiare gli altri del suo spirito di generosità. Spesso un piccolo gesto, può cambiare in meglio la giornata o la vita di chi ci sta intorno, basta solo farsi trasportare dall’amore e dalla bontà. La magia del Natale è proprio questa: riscoprire quel che ognuno ha in fondo al cuore, imparare a condividere emozioni, buone intenzioni e bellezza ogni giorno dell’anno.

 

La magia di Santa Lucia: educare alle tradizioni

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In alcune zone d’Italia si festeggia Santa Lucia e anche a Sant’Angelo Lodigiano, domenica 12 dicembre è stato ricreato un villaggio dedicato alla Santa, grazie all’impeccabile organizzazione di Fiesta Brava. Casetta di Santa Lucia, alberi di Natale in legno con decorazioni realizzate dai bambini delle scuole negli anni scorsi, personaggi dei film d’animazione, Elfa Rimastrella, gli asinelli, hanno reso suggestiva la giornata. Babbo Natale, si aggirava nel villaggio per controllare che tutto fosse in ordine e i suoi elfi ballerini, hanno saputo coinvolgere i bambini presenti con balli di gruppo e giro in calesse.

Ho avuto il piacere di partecipare a tutto questo per proporre ai bimbi un gioco natalizio grazie al quale hanno potuto conoscere i personaggi protagonisti dei miei libri e delle mie storie raccolte sul sito (www.silviastrocche.it). Parlando con i bambini, ho potuto constatare quanta passione e quanta speranza ci fosse nell’ attendere Santa Lucia. I genitori poi, mostravano interesse per le caratteristiche dei miei personaggi, natalizi e non, ripetendo ai bambini quanto fosse bello e importante essere curiosi, sperimentare, immaginare, inventare, immedesimarsi nei racconti e naturalmente leggere.

Ogni storia infatti, racchiude quel pizzico di magia che  rende la vita di tutti, grandi e piccini una vera festa, una bellezza unica e irripetibile. I racconti riescono proprio a creare quell’atmosfera che serve a rendere ogni momento spendibile, unico e ricco di valore.

Insieme al villaggio, abbiamo contribuito a sprigionare il bello intorno a noi, entrando nel vivo del Natale, quello dentro di noi, che parte in questo periodo ma che si manifesta tutto l’anno nei nostri comportamenti e nella nostra quotidianità.  Una vera riscoperta di emozioni e tradizioni più vive che mai grazie all’impegno, all’azione educativa e alla creatività di tutti.

 

La primula di cioccolato

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Nel bosco più profumato del mondo, sulle montagne più belle del mondo, vivono felici molti fiori  che come ogni anno in primavera si danno appuntamento per rifiorire. Anche quell’anno, i primi fiori a lasciare traccia dei loro colori furono le primule.

La rossa Cleopatra  mosse le sue foglie per sgranchirsi un po’. La bianca Nivea si strizzò gli occhi per guardarsi  intorno e controllare che  tutto fosse al solito posto.

La gialla Teodorina timidamente si schiuse, portando con sé il ricordo di lunghi pomeriggi trascorsi a dormire e sognare.

La viola Elena si posizionò al centro del cerchio.  Matilde si presentò con sette starnuti dovuti alla sua terribile allergia alle querce.

A completare il girotondo di primule arrivò anche Aurora, quella arancione che  aveva  chiacchierato un po’ troppo con lo scoiattolo Fru Fru e per questo si presentò  in ritardo suscitando agitazione e scalpore tra le altre amiche già  pronte a farsi baciare dai primi raggi del sole di quella splendida giornata.

“ Oh, finalmente ora siamo al completo “ – disse Elena –  “d’ora in poi si fermeranno tutti ad ammirare la nostra bellezza  e sarebbe opportuno comportarsi bene, con garbo”.

In modo educato e composto, tutte le primule salutarono  gli animali che passavano avendo cura di non muovere troppo i petali per non sciuparli.

La sera si addormentarono presto all’ombra del grande faggio e dormirono tutta la notte.

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I crisantemi nel bosco

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Un pomeriggio d’autunno, lo scoiattolo Cesare saltellava per il bosco vicino ad un albero molto alto colmo di noci. Cercava la più bella da regalare alla marmotta Carlotta sua amica da sempre che quel giorno festeggiava il compleanno. Tra le foglie cadute vicino all’albero, Cesare notò una noce enorme e bellissima, così si avvicinò per raccoglierla, ma quando posò le sue zampine per afferrarla sentì gridare: “Ehi, piano, mi hai fatto male! Questa noce è mia, l’ho vista prima io” Lo scoiattolo Cesare, chiese scusa a quell’animaletto che si era nascosto sotto le foglie e non voleva farsi vedere. “Chi sei?” – chiese Cesare “Fatti vedere!” – continuò. Pian piano un timido serpente mostrò la testina e uscì dal mucchietto di foglie, facendo notare con arroganza la sua coda che avvolgeva la noce. “Cercavi questa?” – disse il serpente prendendosi gioco dello scoiattolo. Poi aggiunse canticchiando: “Mi chiamo Ludovico, non sono un tuo amico, mi tengo questa noce e scappo via veloce…”

Cesare restò immobile, deluso e triste per non essere riuscito a fermare il serpente Ludovico e convincerlo a donargli la noce. Pensò che quell’animale strisciante, non si era comportato bene, tra animaletti di solito ci sia aiuta, ma lui, il serpente, era compiaciuto per aver lasciato in difficoltà lo scoiattolo. Cesare allora continuò a cercare e trovò un bellissimo fiore arancione, con pochi petali che sprigionavano profumo.  Decise di dividere a metà ogni petalo per rendere il fiore più grande. Corse dalla sua amica Carlotta che era felicissima per quel regalo colorato e profumato.

Nel mezzo della festa però, udirono una voce: “Aiuto, aiutatemi! Aiuto!”. Tutti gli invitati si erano spostati nella direzione di quel lamento guidati da  Carlotta e  Cesare, che riconobbe il serpente Ludovico. Era lui che chiedeva aiuto, era rimasto impigliato in una trappola posta dai cacciatori e la sua coda si era spezzata. Tutti gli animaletti lo aiutarono a liberarsi e Ludovico non aveva ringraziato nessuno. Si era subito allontanato ma da lontano osservava dispiaciuto per non essere rimasto con gli animali del bosco.

 Ludovico non riusciva mai ad essere gentile con gli animali, apprezzava il loro aiuto anche se non riusciva a sorridere o ringraziare, ma pian piano qualcosa in lui stava cambiando, si sentiva così solo che avrebbe voluto  restare sempre con Cesare e i suoi amici.

Un mattino Ludovico decise di tornare tra gli animaletti, tutti però erano impegnati a prendersi cura del bosco, degli alberi. Vide che la marmotta aveva conservato in un vaso il fiore che le aveva regalato Cesare. Così prese alcuni petali e  li seminò in una parte del bosco in cui non c’erano alberi. Dopo alcune settimane, erano spuntati bellissimi fiori colorati e profumati mai visti prima, ancora più belli di quel primo fiore arancione. Il serpente chiamò gli altri animali del bosco, era molto cambiato e aveva mostrato con gioia il fantastico giardino. Come per magia tutti erano più felici e Ludovico aveva capito l’importanza di avere amici, di essere grato perché circondato da affetto e generosità.

Il serpente seminava quei fiori  che vennero chiamati crisantemi e si prendeva cura del giardino che aveva creato.

I fiori diventarono sempre più colorati, con diverse forme e profumati. Presto alcune persone scoprirono il giardino di crisantemi e decisero di raccoglierne alcuni per portarli  nei cimiteri per ricordare i cari scomparsi.

Da allora i crisantemi impreziosiscono i luoghi di preghiera nel periodo della commemorazione dei defunti, con colori e profumi che esaltano la loro bellezza e ricordano chi non c’è più  con affetto e infinita tenerezza.

Un villaggio segreto nel bosco

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Alcuni giorni fa, io e Tommy  siamo andati con i nostri amici a fare una passeggiata. Abbiamo imboccato un sentiero che non avevamo mai visto prima; c’erano tanti alberi sempreverdi e alcuni già spogli. Abbiamo visto anche cinque castagni colmi dei gustosi frutti marroni e ai loro piedi funghi profumati.  Proseguendo nel mezzo del bosco, abbiamo sentito qualche uccellino cinguettare e abbiamo seguito il suono. Il piccolo merlo si era posato sul tetto di una casetta di legno, molto graziosa, con piccole finestre di vetro e il tetto verde.

Guardando attentamente, ci siamo accorti che pochi metri più avanti c’era un villaggio con tante casette splendide, ognuna diversa. Una di mattoni gialli con il tetto rosso e le persiane di legno, una di legno d’abete con un grande camino, un’altra viola con le finestre rosse e i fiori sul tetto. Poco distante c’era un secondo gruppo di casette: la prima era fatta di legno con una porta ricoperta di foglie, le finestre a forma di castagne e il tetto colmo di frutti autunnali. Un’altra casetta era di pan di zenzero, profumata e invitante, un’altra ancora aveva bellissime tendine azzurre alle finestre e i muri erano fatti di quercia. Accanto c’era una casetta di legno di noce, con il tetto arancione e una grande porta d’ingresso, poi un’altra simile tutta di legno con grandi finestre azzurre. In un sentiero, continuavano le casette: la prima era di legno di castagno con tante finestre blu, la seconda era fatta di legno di quercia con scintillanti tende rosa, la terza era di legno di faggio, grande e resistente, la quarta casetta era stata costruita con mattoni e legno, con una porta rossa molto scura. Infine, nell’ultimo sentiero c’era una casetta con un grande tetto di legno con i muri di mattoni marroni e un’altra celeste con il tetto violetto.
In fondo a tutte le casette, spiccava un albero altissimo sul quale era stata costruita la casetta più grande: aveva due piani, una cucina, altre otto stanze per ospitare a turno gli abitanti del villaggio e tutti i nostri amici!

Eravamo  stupiti dalla bellezza di quel posto magico che nessuno aveva mai visto prima! Ad un tratto apparve un simpatico personaggio che aveva salutato me, mio fratello Tommy  e tutti gli amici. Si chiamava Pino e iniziò a raccontare  che quel posto avrebbe dovuto rimanere segreto per tutti, ma noi avremmo potuto tornare ogni giorno. Ci  aveva poi invitati a proseguire su un sentiero speciale dedicato all’autunno, con foglie colorate che si muovevano e suonavano una dolce melodia, scoiattoli di tutti i colori e fiori gialli che danzavano in aria come farfalle. C’erano zucche enormi con occhi, naso e bocca sorridente.

Quel villaggio era davvero splendido e dopo aver osservato tutto con attenzione, ci incamminammo sul sentiero che  ci avrebbe riportati a casa. Tutti  avremmo mantenuto il segreto e ogni pomeriggio dopo la scuola con i nostri  amici ci  saremmo organizzati per tornare nel villaggio nel bosco, pronti a vivere avventure sempre nuove ed emozionanti!

Da allora abbiamo fatto proprio così e anche oggi pomeriggio andremo nel bosco a giocare e a passeggiare tra le case autunnali del villaggio segreto !

 

Carnevale, quale scherzo vale?

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Il mese di febbraio, corto e pazzerello, spesso accoglie in alcune giornate una festa molto divertente per tutti i bambini: il Carnevale.

A scuola i preparativi non mancano, tanti disegni colorati e divertenti da appendere alle finestre, palloncini colorati realizzati con il cartoncino colorato e persino il teatrino dei burattini.

Il Carnevale, dopo il Natale è la festa preferita di Tommy. Ma stranamente, quest’anno era molto triste. Eva allora, cercava di farlo sorridere, ma arrivati a scuola, Tommy cambiava espressione, Eva cercava di capirne il motivo fino a che un giorno, osservandolo durante un intervallo si accorse che qualcosa davvero non andava.

Vicino al suo fratellino, gironzolavano due bimbetti della sua stessa classe con modi già “da grandi” e prepotenti.

Eva e le sue amiche, con la scusa di passeggiare per i corridoi della scuola si erano avvicinate: “Ciao Tommy, tutto bene fratellino?”

“Sì, sì, tutto ok Eva, a dopo”.

Ma lei, non era convinta di quella risposta e rimase con le sue amiche ad osservare un po’ nascosta cosa stesse accadendo. I due bambini, lo prendevano in giro, gli dicevano “faccia da panino” e molti altri aggettivi che suonavano come insulti offensivi e poco adatti ai bambini di una classe prima della scuola primaria.

A casa allora Eva aveva parlato con Tommy cercando di spiegargli che avrebbe dovuto riferire quanto stava accadendo alle sue insegnanti e a mamma e papà. Ma lui aveva paura, perché quel bullo a scuola, gli faceva dispetti e scherzi senza pensare a quanto fossero dannosi. Poi gli diceva di non dire niente a nessuno, altrimenti avrebbe preso calci e pugni in quantità.

Povero Tommy, rischiava di perdere il suo entusiasmo e la sua allegria proprio nel periodo di Carnevale.

Allora Eva ebbe una fantastica idea: propose alla sua professoressa di organizzare uno spettacolino con delle marionette, lei e le sue amiche avrebbero scritto il copione per i personaggi.

Intanto il problema di Tommy, sembrava passato in secondo piano. Ma il giorno dedicato alla festa di Carnevale a scuola, i personaggi del teatrino, parlavano di prepotenza, scherzi esagerati, bullismo. Tommy capì e prese coraggio, si alzò davanti a tutti e disse: “Bravo Pulcinella, allontana quel bullo. Nessuno dovrebbe essere preso in giro o picchiato. I veri deboli sono i bulli, perché non hanno capito che è meglio avere amici e giocare insieme per imparare e star bene!”.

In quel momento una delle maestre di Tommy disse:

“Purtroppo anche nella nostra classe accade qualcosa di simile, sai caro Pulcinella, ma ora credo proprio che i bulli siano stati scoperti e non proveranno più a fare i prepotenti”.

Al termine dello spettacolo, Eva e Tommy si abbracciarono, Tommy era felicissimo perché grazie all’aiuto di sua sorella Eva tutti avevano capito e lui aveva avuto il coraggio di parlare. La festa di Carnevale si trasformò in un fantastico momento di balli, canti e giochi, i bambini che avevano preso in giro Tommy erano in un angolo da soli, lui allora, con molta tenerezza si avvicinò per chiedere di giocare insieme e mangiare le frittelle.

Che momento emozionante! Tommy aveva dimostrato di essere davvero coraggioso e forte e i bulli, ormai sconfitti, avrebbero dovuto prendere esempio da lui.

Il Carnevale è la festa degli scherzi sani, fantasiosi, creativi e coinvolgenti … e anche negli altri mesi dell’anno si possono fare scherzetti, ma solo per ridere insieme e divertirsi!

 

 

 

Le avventure di Eva e Tommy … Che bello il nostro inverno!

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Dopo le fatiche di una settimana molto impegnativa finalmente è domenica. Eva e Tommy hanno dormito un pochino di più rispetto al solito e al risveglio una magnifica sorpresa li attendeva. Dalla finestra socchiusa filtrava una luce con un bagliore insolito, Eva si alzò dal letto per prima e incuriosita da quella luce spalancò le persiane: “La neve,  che magia, che paesaggio fantastico!”

Tommy sobbalzò nel suo letto dall’altra camera e chiese alla sorella: “Eva, perché urli tanto? Che cosa succede?”

Lei rispose: “Vieni a vedere, guarda che spettacolo, la neve ha coperto tutto, guarda che bello! Questo bianco ti può far immaginare tutto ciò che vuoi. Dai Tommy, facciamo colazione e poi chiediamo alla mamma di poter uscire a giocare, faremo un pupazzo e naturalmente la battaglia con le palle di neve”

Detto fatto, i due fratellini dopo colazione si vestirono con dei pantaloni impermeabili, la giacca pesante, sciarpa, cappello, guanti e stivali. Poi di corsa nella neve decisi a tuffarsi e sembrare angeli bianchi, pronti a lasciare le loro tracce sulla neve che regalava emozioni sorprendenti e coinvolgenti ogni inverno.

Tra le stagioni Eva e Tommy amavano l’inverno perché sapeva regalare qualcosa di unico e straordinario, la neve arricchiva i cuori e la mente perché i due fratelli potevano immaginare, disegnare, sperimentare insomma usare la neve per trasformarsi in altri personaggi e visitare altri luoghi.

Eva pensava di essere la principessa di un castello fatato e che tutta quella neve fosse il frutto di un incantesimo che si sarebbe spezzato solo con l’arrivo di un cavallo bianco. Ed eccolo là volare sulle ali della fantasia e arrivare fino nel giardino di Eva per consentirle di galoppare ancora più lontano in un mondo fantastico che solo lei conosceva. Tommy invece, immaginava di essere un pilota e che tutta quella neve fossero le nuvole sotto di lui, mentre volava libero nel cielo con il suo aereo per andare ad esplorare luoghi sconosciuti.

Il freddo dell’ inverno accarezzava dolcemente le guance di Eva e Tommy che sorridevano ed erano felici per quella giornata magica. Il giorno dopo giocarono anche a scuola con i loro amici,costruirono  pupazzi, giocarono a lanciarsi palle di neve, realizzarono anche disegni creativi su cartoncini colorati con cotone e materiali bianchi   per interpretare e rappresentare la neve.

Quel momento gelido e luccicante restò per alcuni giorni poi pian piano la pioggia sciolse tutta la neve  e  il ghiaccio ricopriva i rami degli alberi, i tetti delle case e le strade.

Era come se la neve dicesse a Eva e Tommy che avrebbe tardato a tornare. I due fratellini ogni mattina aprivano le persiane nella speranza di trovare il paesaggio bianco, a volte accadeva, altre volte si presentavano il ghiaccio o un timido sole che provava a farsi spazio tra le nuvole del cielo.

Eva e Tommy avevano però nel cuore il ricordo delle giornate passate a giocare con la neve, diventata ormai una soffice, candida e tenera amica dei due fratellini.

 

Immaginare il Natale

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Tanto tempo fa, vivevano in una piccola casetta vicino ad un bosco due fratelli, Gioia e Giorno. Si divertivano a giocare insieme e la sera, nel periodo natalizio, si sedevano davanti al grande presepe che i loro genitori avevano allestito in casa e giocavano ad immaginare …

Immaginavano di essere in un posto lontano, abitato da fate oppure di vivere sulla Luna. Immaginavano sempre il Natale, cosa avrebbero trovato sotto l’albero, cosa avrebbero mangiato, i canti con gli amici, le corse tra gli alberi del bosco addobbati con luci  colorate. Una sera però, i due fratelli sentirono un forte rumore e si spaventarono tantissimo.  I loro cuori erano tristi e gli occhi senza luce, la loro vicina di casa, la prepotente signora  Paura da quel momento avrebbe vissuto  con loro. Pensavano che fosse colpa di quel gioco per loro magico e così non giocarono più ad immaginare e non festeggiarono più il Natale.

Passarono gli anni, Giorno si sposò con una ragazza di nome Forza e presto nacque una bimba che chiamarono Speranza.

La zia Gioia la coccolava e raccontava alla piccola di quando lei e il suo papà erano bambini e di come si divertivano, compreso quando facevano il gioco dell’immaginare… ma aveva raccomandato alla nipotina di non raccontare nulla perché la signora Paura viveva ancora a casa dei loro anziani genitori.

Speranza però era rimasta colpita da quel gioco fantastico e lo propose alle sue amiche a scuola, così anche lei avrebbe potuto immaginare il Natale che non aveva mai festeggiato.  Tutto era talmente bello che la zia Gioia volle parlare con suo fratello: “Giorno se restiamo insieme sconfiggeremo la signora  Paura e lei andrà via dalle nostre vite, noi potremo di nuovo immaginare e vivere il Natale”. Svelarono tutto a Forza che subito volle recuperare le tradizioni di un tempo. Aveva costruito con Gioia e Giorno un presepe di legno e lo aveva sistemato in casa, così ogni sera raccontava a Speranza dei Natali passati, i ricordi, i racconti. Il gioco dell’immaginare il Natale si era diffuso tra tutti i bimbi della scuola e in ogni famiglia era sempre più forte il desiderio di credere nel futuro, vivere la vita in modo intenso e travolgente, perché è una fortuna averla.

Finalmente un giorno, la signora Paura se ne andò e tutti erano più sereni,  si ponevano obiettivi da raggiungere, Gioia e Giorgio impararono a condividere con i loro amici e familiari emozioni e sentimenti. Ricominciarono a festeggiare il Natale, con il presepe, l’albero addobbato, i biscotti, le luci colorate, ghirlande e stelle in ogni casa e nei cuori tanto amore.

L’ immaginare divenne presto la loro nuova realtà, che si presentava come una strada: a volte dritta, a volte sterrata, in discesa ma poi subito in salita  per continuare ad essere felici.

 

Un luminoso albero di Natale

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Come ogni anno, Gabriele e Bianca andarono a cercare un vero albero da sistemare al centro della loro casa. Non avendo trovato nulla di adatto, tornarono a casa dove mamma e papà avevano preparato una bella sorpresa.  Vicino al camino avevano sistemato due bellissimi alberelli spogli, con dei rami lunghi robusti e sottili.  I due fratelli si guardarono e Bianca disse: “Non sono abeti, che cosa sono?” poi Gabriele aggiunse: “Non saranno mai degli alberi di Natale” e si chiusero in camera.

Un po’ viziati e abituati ad ottenere ciò che volevano, i due fratellini erano davvero indispettiti per la scelta dei genitori e non riuscivano ad essere felici, anche se stava arrivando il giorno secondo loro più bello dell’anno. Mamma e papà, durante la cena dissero ai bambini: “Provate a pensare al Natale in modo più profondo, non fermatevi alle apparenze, questi nostri alberelli ci riserveranno molte sorprese, vedrete”.

Ma nulla di quel che dicevano i genitori, poteva far cambiare umore Gabriele e Bianca che si sentivano tristi. A scuola non raccontarono nulla ai loro amici perché avevano paura del loro giudizio: due alberi spogli per Natale anziché un grande abete, chissà come li avrebbero presi in giro.

Nel pomeriggio tronarono a casa e videro una luce abbagliante provenire dall’interno, corsero a vedere cosa stesse accadendo e videro mamma e papà che stavano decorando gli alberelli con tantissime luci. Gli alberi erano bellissimi, c’era già più calore in casa, i bambini iniziarono a pensare che forse avrebbero comunque potuto addobbarli.

Il mattino seguente, al loro risveglio Bianca e Gabriele trovarono sull’albero due palline con un messaggio: “Siate generosi, aiutate chi ha bisogno, regalerete ad altri amici un tenero sogno”

I due fratelli, senza pensarci due volte, a scuola si comportarono in modo esemplare con i loro compagni e la sera avevano il cuore pieno di gioia. Il giorno dopo ancora trovarono sull’albero due angeli, con un messaggio: “Angeli bianchi con ali splendenti, rendano i bimbi più sorridenti”.  Anche in questa occasione i due fratellini fecero di tutto per rendere felice qualche amico, donando ciò di cui avevano bisogno: cibo e abiti nuovi.

Ogni giorno sugli alberelli trovavano qualcosa e questo proseguì fino al giorno di Natale, quando Bianca e Gabriele si svegliarono e videro in casa alcune scatole con i messaggi di tutti i bambini che avevano aiutato.  Avevano generato una sorta di magia: una scia di aiuto reciproco, di generosità, di amore. Mamma e papà erano felicissimi e vedendo i figli sorpresi spiegarono: “Vedete bambini, eravate troppo viziati, troppo preoccupati a scegliere doni, avere tutto a disposizione. Questi alberi vi hanno insegnato che vivere poco alla volta un percorso rende più forti, le cose belle vanno costruite, condivise, apprezzate. Non ci si ferma alle apparenze, tutto va conosciuto e apprezzato. Questo Natale è davvero speciale perché ci ha reso più sensibili, più uniti e capaci di pensare al futuro con speranza ed entusiasmo”.

Gabriele e Bianca si guardarono, abbracciarono i lori genitori e poi iniziarono a leggere i messaggi dei bambini.  Pensavano che quel Natale fosse davvero strano, niente pranzi con troppi amici e parenti, niente viaggi, niente regali troppo importanti, ma un dono speciale e prezioso era sicuramente nel loro cuore: l’amore, che riesce ad unire tutti, grandi e piccini, vicini e lontani. L’amore che trasforma in bellezza tutto e dona al mondo una magia che durerà tutto l’anno.

Elatan e il sogno di Natale

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Un piccolo bambino di nome Elatan viveva in un luogo molto freddo e lontano da altri paesi, nella parte più a Nord del mondo.

Al suo ritorno da scuola aiutava il papà che era un taglialegna a procurare pezzi di legno per alimentare la stufa e di sera studiava. Era un bambino intelligente e curioso, desideroso di imparare e conoscere, poi quando si addormentava, i sogni più bizzarri gli facevano compagnia.

Una notte fece un sogno molto strano che lo riempì di stupore e gioia, sognò un Angelo bianco e luminoso che gli parlava: “ Elatan, voglio farti scoprire e provare emozioni che tutti i bambini hanno il diritto di avere nel cuore.”

Nel sogno l’Angelo portò Elatan in un bosco e gli chiese di scegliere un albero che avrebbe poi ritrovato nel giardino della sua umile casa. Elatan scelse un albero di media grandezza, un abete molto profumato. Giunti nel giardino della casa, l’Angelo disse il bambino che nell’albero avrebbe trovato sei doni, gli raccomandò di prenderli e conservarli, poi se ne andò.

Il piccolo Elatan rimasto solo incominciò a cercare tra i rami e la prima cosa che trovò fu un piccolo nido. Pensò a che cosa potesse servire, ma non gli veniva in mente nulla, così lo prese e lo portò vicino al suo letto nella speranza di poterlo utilizzare al più presto. Poi sull’abete trovò un secondo dono: un angioletto costruito con il legno, pensò subito a suo padre e portò il dono vicino al nido. Il terzo dono fu una trombetta, Elatan cominciò a suonare ma lo strumento non emetteva alcun suono, pensò alla sua mamma che amava la musica e alla gioia che avrebbe provato nel vedere quello strumento.  Il bambino abbastanza deluso portò comunque la trombetta vicino agli altri oggetti e ritornò a cercare il quarto dono: un alberello bello quanto l’abete che aveva scelto. Lo posò delicatamente vicino agli altri doni, poi cercò il quinto e trovò una luce, una piccola luce che brillava, che prese tra le sue mani delicatamente e la posò nel nido. Infine Elatan dopo aver cercato a lungo tra i rami dell’abete, non aveva trovato il sesto dono. Così tornò nella sua camera e prese gli oggetti che sembravano diversi.

Intanto si erano svegliati la mamma, il papà e il fratellino appena nato di Elatan. I genitori videro i doni, la mamma subito prese il nido e vi posò il suo piccolo bimbo, poi ringraziò Elatan per aver pensato a realizzare una culla comoda. L’angioletto fatto di legno ora si era trasformato in un mucchio di legna utile a scaldare la casa. Il papà disse  a Elatan: “Figlio, hai fatto questo per me? Grazie bambino mio!”.  La mamma poi notò la trombetta e iniziò a suonare dolci melodie, che avevano reso felice Elatan. Il piccolo albero aveva molte radici e il papà lo piantò nel giardino vicino all’abete. La luce era sempre più intensa e la casa era illuminata perfettamente, proprio quel che mancava. Il bambino non riusciva a capire se fosse un sogno o la realtà.

L’Angelo gli aveva parlato di sei doni mentre invece ne aveva trovati solo cinque, spiegò il suo sogno ai genitori e la mamma suggerì al piccolo di cercare dentro di sé perché forse l’ultimo dono era l’emozione perché quel momento magico che aveva saputo regalare a tutta la sua famiglia.  Il papà spiegò che quella era la notte di Natale e che il dono più grande era l’amore che ognuno poteva condivide con le persone care. Gli svelò inoltre che prima della sua nascita, un altro Angelo era arrivato in sogno ad annunciare che la Santa Notte sarebbe nato Gesù e iniziò a raccontare la storia di Natale.

Accompagnati da abbracci avvolgenti, tutti tornarono a letto e dormirono profondamente fino al mattino seguente quando un pettirosso si posò sul davanzale della finestra di Elatan. Con il becco bussò e il bambino si svegliò, andò a guardare in giardino e l’albero era addobbato con luci meravigliose, luccicanti splendenti e colorate. Per terra i pettirossi avevano sistemato tante piccole nocciole, per scrivere il nome del bimbo. Ma lo fecero al contrario e magicamente uscì la scritta “Natale”.

Da quel giorno Elatan e la sua famiglia riscoprirono il valore del dono, dell’aiutarsi e soprattutto l’importanza di volersi bene. Ogni notte di Natale, il piccolo Elatan sogna il suo Angelo che lo porta a conoscere altri bambini a cui racconta la sua storia, il suo mistero, la sua magia e regala loro un albero con sei doni da scoprire!