I RACCONTI

La storia di Pietro

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Un bambino  di nome Pietro, si era trasferito da poco a Valera Fratta, un piccolo paese in provincia di Lodi. Arrivava da un posto molto lontano e aveva imparato da poco a parlare in italiano.

La sua nuova casa era bellissima, c’erano la cucina, un soggiorno, il bagno e due camere, una per lui e una per i suoi nuovi  genitori. Non era abituato a tanta bellezza perché dove  viveva prima, non aveva una casa, spesso girovagava qua e là in cerca di un riparo.

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MACARIA THE SNAIL

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 Once upon a time there was a little snail, Macaria, that wanted to travel around the world. She brought her little house, with all the objects she needed. Macaria was little, pink and shiny and her house was purple and silver.

Macaria walked slowly and one day she met a little dog running fast and barking at the small snail. She was scared, the little dog knew that he had scared Macaria and so he apologized: “ Sorry –  said the dog – I didn’t want to scare you, but tell me why you walk so slowly”.

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MILLY E TUILLY

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Un pomeriggio d’estate, un gruppo di amici si divertiva vicino ad un laghetto.

I genitori di Federico e Nicolò avevano scelto quel posto per la loro gita in famiglia perché era immerso nel verde e c’era tantissimo spazio per correre e giocare. Erano partiti all’alba, per arrivare il prima possibile e trascorrere insieme tutta la giornata. Il mattino avevano pescato insieme i papà e i due amichetti, le sorelline Marta e Sofia insieme alle mamme avevano fatto una passeggiata, raccolto fiori e giocato insieme.

Poi verso l’ora di pranzo si erano ritrovati nel punto stabilito e mentre le mamme ed i papà stavano preparando per il pic-nic, Federico e Nicolò chiesero di poter fare una passeggiata sulla riva del lago.

Ad un tratto, sentirono un rumore dietro ad un cespuglio e si avvicinarono a vedere cosa fosse. Non potevano credere ai loro occhi, c’erano due veri dinosauri che si nascondevano perché avevano paura.

Anche i due amici si erano un po’ spaventati perché erano convinti che i dinosauri non esistessero più e non si spiegavano l’esistenza di quei due strani animali. Avevano la testa enorme, con due lunghe corna bianche. La coda era lunghissima, con macchioline verde chiaro e verde scuro su tutto il corpo. Sembravano due cuccioli impauriti, stavano vicini e facevano piccoli passi indietro per non essere toccati.

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LA LEGGENDA DELL’ARCOBALENO

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C’era una volta un piccolo gnomo di nome Felice che viveva nel cuore di un bosco dove nessuno era mai stato; lo gnomo viveva da solo, aveva alcuni amici che a volte andavano a trovarlo ma spesso lui dormiva. Alcuni giovani gnomi passavano da casa sua per ricevere consigli e per osservare da vicino gli esemplari più belli  che la natura potesse regalare.

Da molti anni infatti, lo gnomo si dedicava alla cura degli animaletti che vivevano nel bosco e che avevano bisogno di cure ed attenzioni. Li nutriva e li curava in caso di bisogno, insegnava loro come procurarsi il cibo, come vivere lontano dagli uomini che  avrebbero potuto ferirli. Insegnava loro soprattutto e rispettarsi, aiutarsi e volersi bene.

Un mattino al suo risveglio, trovò fuori dalla port della sua casetta dei fiorellini colorati, pensò che forse i suoi amici erano andati a trovarlo ma lui non c’era, per cui sistemò i fiori sul davanzale della finestra.

Dopo alcuni giorni, i fiori avevano ancora colori splendenti ed emanavano un profumo gradevole e delicato. Felice non voleva che si sciupassero, così li sistemò in casa sul tavolino, poi uscì a tagliare la legna.

Ma al suo ritorno, il vaso di fiori era a terra ed i colori si stavano spegnendo.

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La casa delle parole

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C’era una volta una casa molto bella e grande vicino ad un fiume, dove viveva una famiglia di cinque persone. C’erano la mamma Luana e il papà Stefano, tre figli maschi di nome Luigi, Matteo e Guglielmo, tre bimbi molto speciali, che non parlavano ma scrivevano tutto ciò che vedevano.

Le pareti esterne della casa erano gialle, mentre quelle interne erano ricoperte di parole.

In cucina si leggevano: aglio, olio, zucchero, carote, pizza, cuoco e pentole.

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CHE COSA SONO LE “FIABOLE”

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Le “Fiabole” sono racconti con avvenimenti e personaggi fantastici, animali o esseri animati. Il componimento è abbastanza breve, la lettura è scorrevole e vi è sempre un significato educativo e formativo. Una Fiabola si crea scegliendo parole che abbiano come iniziale la stessa lettera, oggetti di uso comune, giochi o altro purché concreto.

Ho inventato le Fiabole perché mi serviva un genere tutto nuovo, per far incontrare persone comuni e oggetti animati, con o senza poteri magici. Accompagnano il bambino nella sua esperienza didattica e di vita, lo rendono parte del racconto, fino a sentirsi il vero protagonista.

L’idea di inventare un genere nuovo da dedicare all’infanzia, ma non solo, nasce per la necessità di proporre ai bimbi della scuola primaria che iniziano un percorso di apprendimento, una modalità innovativa, legata ai sentimenti come base per imparare a leggere e scrivere. Perché? Siamo circondati da strumenti tecnologici che ci consentono quasi tutto e grazie ai quali si scoprono nuove possibilità di conoscenza ed interazione.  Rimane però sempre nascosta la parte più profonda del nostro Io, che resta dentro di noi per emergere solo in caso di coinvolgimento vero, grazie a meccanismi che scaturiscono dalle relazioni tra le persone.

In base alla teoria di Lev Semenovic Vygotskij (1934), la zona di sviluppo prossimale individua la distanza tra lo sviluppo del bambino e lo sviluppo potenziale. In quest’area, grazie all’aiuto degli adulti, il bambino impara e prova a risolvere problemi di competenza elevata, fino a raggiungere la capacità di essere autonomo.

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LA LEGGENDA DELLA PRIMAVERA

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Anticamente le stagioni erano solo tre: Autunno, Inverno ed Estate. Gennaio, che era il più anziano e saggio di tutti i mesi, scandiva lo scorrere dei giorni e dei mesi dalla sua casa  in cima al monte Cervino. Ai piedi di questo monte, viveva una ragazza molto capricciosa che si lamentava spesso con Gennaio perché aveva troppo freddo, poi troppo caldo e per le piogge, per il vento gelido, per la neve e per il ghiaccio.  Si lamentava talmente tanto che Gennaio stanco di sentirla un giorno andò a farle visita. Abitava in una villa molto grande, con un giardino immenso, in cui gli alberi erano altissimi . Chiese ad un servitore: “ Scusi, qui vive la ragazza che si lamenta sempre del caldo o del freddo?”. L’uomo rispose: “Certo, è la signorina Primavera, è giovane, non ha ancora imparato a capire la vita e le stagioni”.

Ma Gennaio pretese di conoscerla per parlarle, così il servitore accompagnò il distinto signore da Primavera che come sempre a quell’ora del pomeriggio stava bevendo una cioccolata calda nel suo salottino.

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IL CUOCO MARCO CUORE

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C’era una volta un cuoco molto famoso di nome Marco Cuore che lavorava nel  ristorante  “ Acquolina”.

Cucinava antipasti, primi piatti e pizza a forma di cuore, tante cose erano a forma di cuore, i piatti, i tovaglioli e persino i cuscini sulle sedie.

Marco aveva un grande acquario con molti pesci d’acqua salata: polipi, branzini,  orate, sardine, cernie. Poi ne aveva acquistato un altro con pesci d’acqua dolce: trote, salmoni e trote salmonate.

Una sera decise di cucinare il salmone, ma quando lo prese dall’acquario gli scivolò dalle mani e nuotò per tutto il ristorante, anche se sul pavimento l’acqua non c’era.  Era tutto a soqquadro e Marco non riusciva più a trovare il salmone.

Spaventato, il povero salmone uscì dal ristorante e si ritrovò nell’acquaio di una casa con una bimba di nome Quartilla, che chiamò la mamma. Subito capì che il salmone era scappato dal ristorante di Marco Cuore, allora lo avvolse in un telo bagnato d’acqua e lo riportò al cuoco.

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L’ ANNO VECCHIO E L’ ANNO NUOVO

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Un giorno, l’anno vecchio stanco e dolorante, stava camminando su un sentiero che l’avrebbe condotto al ponte magico dove avrebbe aspettato la notte del 31 Dicembre per ritirarsi e lasciare la sua casa al nuovo anno.  Era il 29 Dicembre e a pochi giorni dalla sua fine, era pensieroso e preoccupato. Lungo il cammino, incontrò un giovane ben vestito, profumato e apparentemente molto gentile. Gli chiese: “Dove vai vecchio mio? Da dove vieni?”. L’anno vecchio rispose: “Sto passeggiando, vengo da una casa vicino alle Alpi e penso a tutto quel che ho fatto per gli uomini in questi mesi, mi chiamo Anvecco. E tu ragazzo, chi sei e come mai passeggi sulla riva di questo lago? Questi sono sentieri sconosciuti agli umani”.

“Mah … non mi dire, sei l’anno vecchio?” – e scoppiò in una risata fragorosa, tanto che il vecchio sussultò. Poi continuò: “Io sono Novano, l’anno che prenderà il tuo posto. Sono felice di incontrarti, ora ti dirò quel che penso di te, di come hai gestito le cose in questi lunghi mesi. Sei stato un disastro, guerre, malattie, tristezza, mancanza di lavoro e persone in difficoltà economiche, bambini senza famiglie, genitori senza il senso della responsabilità, furti, violenze, bullismo tra i ragazzi e molto altro caro Anvecco. Non mi basterebbe un altro anno intero per elencarti tutti i disastri …”. L’anno vecchio si sedette su una grossa pietra ed iniziò a raccontare a Novano: “Sai, figliolo, quando sono arrivato in questo mondo, ho trovato già tutto questo e non sapevo da che parte iniziare. maggiori informazioni

LA PENTOLA IMPAZZITA

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In una cucina, una pentola continuava a borbottare perché un palloncino volava in continuazione e lei voleva dormire. Allora la signorina porta, un giorno chiuse a chiave e mise il portachiavi vicino ad una paletta, per nasconderlo da tutti così nessuno avrebbe potuto entrare in cucina.

Una sera però, si sentivano rumori strani: la signorina porta aprì e vide una gran confusione. I piatti facevano saltare la pasta, due palline rimbalzavano, il signor polsino con la pila faceva luce ad un portapenne che voleva ballare. La povera pentola si mise un paraorecchie per non sentire i rumori ma non serviva a niente. Ad un tratto la pentola impazzita,  alzò il coperchio e si mangiò tutti  gli amici rumorosi. maggiori informazioni