Articolo di :

Silvia Ferrari

Questi nostri figli

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Ore 7:45, pioggia e traffico in città che rende gli spostamenti un pochino più complicati. Tutto rallenta per lasciare spazio al suono incessante dell’acqua che in qualche modo scandisce il tempo. Tempo che in ogni situazione regala occasioni di esperienze e di crescita.

Oggi ancora una volta mi sono stupita della bellezza della natura, anche se avevo freddo e avevo nostalgia dell’estate. Arrivata a destinazione, in coda per forza, ho visto cosa accadeva tra genitori, figli e figlie. Tutto è avvenuto in pochi minuti che sono durati tantissimo, dovevo parcheggiare, ma non riuscivo perché molte auto ferme a lato della carreggiata ostruivano il passaggio.

Ho atteso che alcuni genitori scendessero dalla loro auto con l’ombrello, facessero scendere i figli o le figlie e prendessero anche il loro zaino o trolley. Li hanno riparati con cura e hanno portato lo zaino, assicurandosi di chiudere l’auto, neanche con le quattro frecce, impedendo a noi di procedere e di trovare un parcheggio.

Nell’arco di tempo dedicato a questo rituale, ho lasciato spazio ad alcune riflessioni che condivido:

anch’io ho due figli che peraltro ho sempre accompagnato a scuola, alternandomi con mio marito, ma in caso di pioggia, dicevamo semplicemente di scendere in fretta per evitare di bagnarsi troppo. A volte bastava il cappuccio ed era divertente per loro.

Presumo che sia stato così per la maggior parta dei ragazzini e ragazzine di 12 o 13 anni, almeno fino a qualch anno fa…

Allora perché questi eccessi? All’inizio del racconto ho usato la parola “con cura”, ma questa non è cura, è più che altro paura di affrontare, da parte dei genitori e di conseguenza dei figli, i piccoli cambiamenti che fanno crescere. Cambiare, lasciar fare è un impegno educativo sfidante ma necessario.

La pedagogia di Maria Montessori già in tempi lontani ci ha insegnato che l’educazione dei bambini parte da un ambiente di cura pensato per loro, ma in cui loro imparano ad essere autonomi, loro sono i protagonisti.

La sfida di oggi è saperlo fare nella società dell’immagine, dell’apparire, in cui pare che servano mille attenzioni per evitare la fatica a questi nostri figli.  Sostituirci ai nostri figli, non li renderà persone migliori e non lo saremo neanche noi, anzi, avremo fallito come educatori. Insegniamo ai bambini e ai ragazzi che l’errore a scuola è un motivo di crescita e conquisa, perché i tentativi successivi saranno vincenti. Allora lasciamo anche che la pioggia, in molte altre situazioni, bagni i nostri figli, qualche goccia non farà male, li porterà attraverso il problem solving a trovare il modo efficace di  ripararsi, difendersi, arricchirsi, inventarsi e divertirsi insieme ai coetanei. Ogni loro conquista, ogni piccolo cambiamento, sarà per noi motivo di orgoglio e potremo ritornare a vivere in pace il nostro ruolo di genitore, per offrire esempi sostenibili ed efficaci, lasciando fare senza sostituirsi, amando e prendendoci cura dei figli, permettendo loro di cercare la migliore versione di se stessi.

Bibliografia:

F. Cambi, C. Di Bari, D. Sarsini  “Il mondo dell’infanzia”, 2019  Maggioli Editore

G. Nardone “Problem solving strategico”, 2019 Ponte alle Grazie Editore

Autunno a scuola

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Per molti  l’autunno è solo una stagione come un’altra, ma a scuola c’è molto di più. Per gli alunni e alunne dall’infanzia fino  all’università, l’autunno è tempo di avvio, nuovi inizi e lo è anche per noi docenti. La fine del mese di settembre sancisce il nostro addentrarci nel vivo della scuola dopo la pausa estiva,  con nostalgia ma anche con il desiderio di ricominciare.  

Volti nuovi e conosciuti danzano  insieme alle foglie trasportate dal vento, scrivendo  esperienze in ogni classe e in ogni angolo della scuola, tra le persone che la vivono: dirigente, studentesse e studenti, docenti, collaboratori. I colori si rinnovano, si scaldano di caffè e macchie dorate che profumano di dolci appena sfornati. 

Ogni segno grafico, avviene per scelta e non certo per caso, avviene per ricordare che la scuola è un luogo vivo e costruttivo dove il tempo è scandito dalle favolose attività, dalle lezioni coinvolgenti, dagli incontri produttivi, dalle relazioni efficaci. 

L’autunno a scuola porta speranza con il suo divenire, un giorno dopo l’altro in continuo movimento, talvolta rallentando, talvolta incalzando per raggiungere più in fretta gli obiettivi.  L’autunno mescola sapori e profumi, regalando bellezza, informazioni da studiare, conoscenze e nuove competenze. Progetti, uscite e creatività rendono la scuola interessante ed entusiasmante, arricchita dalla magia dell’autunno che circonda l’istituto.

Vogliamo quindi usare la parola magia anche abbinata all’autunno? Certamente, proprio sono loro,  le nostre studentesse e studenti a creare la magia, intrugli delicati o saporiti a seconda delle occasioni, sorrisi, a volte lacrime, poi abbracci e risate, per vivere i giorni autunnali con intensità, stravaganza  creatività.

Un ultimo assaggio dell’autunno con questa poesia:

Felice autunno a scuola!

Il bello della scuola

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Tempo di ricominciare

scuola e libri da studiare,

ma in aiuto ci sarà  

una bella novità. 


Ancor più tecnologia

con AI è quasi magia,

dai piccini ai più maturi 

per sentirsi più sicuri.


Oggi il bello della scuola

è che non è mai da sola,

perché intreccia doni e vita 

come fosse una partita.


E chi infine vincerà ?

Chi in cuor suo ci crederà , 

perché il bello della scuola

è che insieme lì si vola!

Parliamo di scuola

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Ogni volta che penso alla scuola, sorrido e rivivo molti momenti vissuti, dalla scuola allora elementare fino all’ università. Curioso leggere nel vocabolario Treccani, che la parola scuola, dal latino schola, in origine significasse libero e piacevole uso delle proprie forze, anche spirituali. Solo con il passare del tempo, la scuola è diventata il luogo di studio per eccellenza. Ma la scuola non è solo un luogo, è un insieme di situazioni ed esperienze che intrecciano nel corso degli anni i propri vissuti e quel che appartiene al passato. Investita da riforme e leggi in base al cambio di Ministri e Governi, questa Istituzione è spesso oggetto di critiche e dubbi e chi vi opera, pare abbia perso, almeno pare, l’autorevolezza consigliata per rendere efficaci le azioni educative e didattiche. In realtà  noi docenti insieme alle persone che credono al valore della conoscenza e dell’amore per il sapere, sappiamo bene cosa significa  “scuola”.

Essa ha inizio all’età  di tre anni,  seppur non obbligatoria con la scuola dell’infanzia e prima ancora al nido. Fino ai sedici anni, la scuola è un obbligo, come sancito dalla L.296/96, ma va considerata un’occasione di crescita, di maturazione personale, di educazione alla socialità . Non vorrei soffermarmi sulla scelta legata al percorso di studi, se essa possa aver influenzato la nostra vita, se la nostra professione possa essere considerata il punto d’arrivo o di partenza, ma piuttosto apro una riflessione  sul percorso e  sul significato della parola, sulla scuola vissuta da studenti, insegnanti, genitori che abbraccia innumerevoli aspetti e sfumature.

 “Cosa significa per te scuola?”

Ho posto questa domanda ad un gruppo di persone con diverse caratteristiche per età , luogo di residenza, professione. Le loro risposte sono molto interessanti  dal punto di vista emotivo, sociale e personale. 

Sabrina Orecchia, insegnante di scuola primaria dice: “La scuola per me non è un dovere né per gli alunni né tantomeno per noi insegnanti. È piacere di imparare perché non è mai abbastanza, piacere di condividere, di trovarsi, di provare dei sentimenti, la scuola ti deve generare determinazione per raggiungere obiettivi non solo nello studio ma ti insegna che la vita è proprio una metafora con la scuola.  Dopo tante ore passate insieme non serve fingere perché con il tempo ci si conosce e se questo tempo lo impieghiamo tutti con il sorriso e la voglia di divertirci imparando, tutto diventa facile o comunque superabile. Quando mi chiedono: “Che lavoro fai?” Io rispondo: “Io non lavoro, io vado ancora a scuola”.

Viviana Leguti, insegnante alla scuola dell’infanzia in questi ultimi anni, pensa alla scuola come luogo di insegnamento: “Con amore, con impegno e dedizione insegneremo ai nostri bambini a volare” (Frase dal web). Insegnare, questo siamo chiamare a fare, non educare o controllare.  Ai nostri bambini perché non li consideriamo numeri, a volare a pensare, sperimentare, creare ad essere autonomi”.

Sara Ferraresso, docente e pedagogista pensa che la scuola sia un posto per crescere insieme, come docente a livello professionale e umano, attraverso il confronto settimanale e quotidiano, la collaborazione e la progettazione comune, anche a livello di dipartimenti disciplinari, non solo di modulo o di docenti di classi parallele. Per i bambini piccoli rappresenta una seconda famiglia, dove sviluppare competenze relazionali e civiche e dove l’apprendere diventa una scoperta e una sorpresa giornaliera, attraverso attività e proposte motivanti e coinvolgenti, collaborative. Proposte queste che facilitino lo sviluppo di quei processi cognitivi superiori, possibili laddove  l’adulto o compagni più grandi sostengano l’approccio a concetti e competenze via via più complessi.

Serena, studentessa al quarto anno di un istituto tecnico, scherzando e sorridendo dice che la scuola è una noia, poi ci ripensa e dice che in fondo serve, anche se la voglia di studiare non sempre c’è. A scuola ha trovato amiche e amici su cui fare affidamento e durante le lezioni si sente al sicuro. 

Micaela Pellegrini, insegnante di scuola primaria, usa una metafora per parlare di scuola e la paragona ad una casa: se le fondamenta sono solide essa è sicura. Così nell’esperienza scolastica se si interiorizzano le basi sia a livello di apprendimento che sociale, la realizzazione del proprio futuro potrà  essere costruita con sicurezza. Per questo ogni insegnante ha una grande responsabilità.

Luisella Pellegrini, insegnante scrive: “ La scuola è un “luogo sacro”, dove si entra in punta di piedi. La chiave principale è la pazienza, la virtù  maggiore è la capacità  di valorizzare, cogliere e comprendere che tutti, indistintamente, hanno potenzialità  e talenti. La Scuola è sempre stata parte integrante della mia vita, avendo anche una mamma insegnante. Sono cresciuta nel rispetto di quello che ritengo un settore educativo fondamentale, al quale ho dato tanto con sempre rinnovato entusiasmo, attraverso il confronto tra colleghi,  la collaborazione e soprattutto l’ umiltà che non si finisce mai di apprendere. Importante  il reciproco rispetto e l’efficace rapporto tra docente e genitore, in quanto la famiglia è l’ agenzia educativa più importante e l’interazione proficua è fondamentale.”

Anche la Professoressa  Barbara Letteri ha condiviso una sua preziosa riflessione. 

“Citando Philippe Meirieu, Professore Emerito dell’Università  Lumiere di Lione, l’elemento costitutivo dell’azione educativa è un vero paradosso: “L’istruzione è obbligatoria, ma l’apprendimento non si può imporre”.  Si sente spesso dire: “Non riesce perché non è motivato/a” è un’affermazione che bisogna cercare di rovesciare: e se non fosse motivato perché non siamo riusciti a farlo motivare?

È l’insuccesso che demotiva più di tutto, soprattutto quando è interiorizzato. Si crede spesso che l’allievo debba essere sempre già motivato per mobilitarsi e apprendere. Non si può essere motivati da ciò che non si conosce. Tocca all’educatore mobilitare l’allievo,facendogli intravedere e scoprire le soddisfazioni che potrà avere conoscendo ciò che ignora.

Spesso, inoltre, si sottintende che la motivazione è una condizione per riuscire a scuola. Ma in questo modo si trasforma in prerequisito quello che invece è un obiettivo della scuola. Il compito della scuola è mobilitare gli allievi ai saperi.   La scuola, molto spesso, quindi, è ancora legata a una mera trasmissione dei contenuti disciplinari; ciÃò allontana lo studente da quel processo meraviglioso che è l’apprendimento significativo (Ausubel) e che le neuroscienze, negli ultimi anni, ritengono profondamente legato allo sviluppo dell’intelligenza emotiva e creativa.

Io insegno da 34 anni e quando ero una studentessa mi sentivo costretta nell’apprendere in modo strutturato, mai divergente, mai stimolante. Ho splendidi ricordi dell’allora scuola elementare in cui la maestra era colei che insegnava “per contagio” e ho però anche fastidiosi ricordi della scuola media e superiore in cui tutto era rinchiuso in parole dette dai professori che desideravano che noi ripetessimo in modo il più possibile uguale alle loro spiegazioni e in cui c’era un approccio punitivo all’errore, che risultava spesso rischioso nel minare l’autostima e la percezione di sé. Quando sono diventata insegnante e ogni giorno della mia professione cerco di ricordarmi cosa non volevo per me a scuola e faccio il possibile per creare ambienti di apprendimento in cui ogni alunno possa dimostrare cosa ama fare, cosa sa fare, com’è la mia vita e qual è il suo progetto di vita futura e coltivo la speranza di essere ricordata non per ciò che ho insegnato loro, ma per come li ho fatti sentire.”

Fabio Bassan, contribuisce con un suo pensiero attraverso l’essere padre, nonno e Sindaco.

“Ogni anno l’inizio della scuola è una grande festa. Ma cosa si festeggia? Si chiederanno gli studenti. Si festeggia la libertà . La conoscenza e la cultura rendono libere le persone. Ogni donna e ogni uomo avrà  consapevolezza di se stesso, del proprio valore, dei  propri limiti. La conoscenza e la cultura sono bandite dove vige la dittatura e l’oppressione.  La conoscenza e la cultura sono i mattoni del libero arbitrio che è il dono più grande.”

Viviana Vitari, Bibliotecaria di grande esperienza e competenza, parla della scuola così: “Più che la scuola sono stati i “maestri” che hanno fatto la differenza per me. Sono stati quegli adulti che davanti al mio banchino erano capaci di creare profondità  di campo. Non improvvisavano, capivo che zoomavano. Ricordo che la maestra non ci chiedeva “performance”, ma ci donava esperienze di sapere. Sì, sono stata fortunata, anche se, a voler essere sincera fino in fondo, la mia vera scuola è stata la vita. E lo è ancora. In questa scena educativa a 360° emergono tanti equipaggiamenti che ho allenato a scuola. E’ un circolo ermeneutico che mi fa capire la situazione, mi permette di passare dalla teoria alla pratica e viceversa. Mi permette soprattutto di creare senso e quindi di desiderare ancora di imparare.”

Ogni parola dedicata alla scuola, crea altri discorsi e considerazioni, genera idee, come quelle della filosofia di Platone, alla continua ricerca oltre il sensibile, in un luogo altro. 

All’inizio di questo nuovo anno scolastico, mi piace pensare a Nietzsche e al suo concetto di eterno ritorno, in cui anche la scuola muore e rinasce. Muore ogni volta che non crediamo in lei e ci mettiamo in un angolo a subire anziché agire per migliorare. Rinasce quando decidiamo di essere presenti, di sottoscrivere azioni sostenibili capaci di generare emozioni significative. Rinasce quando sorridiamo sulla soglia dell’edificio che ci accoglie, quando siamo in grado di collaborare con colleghe e colleghi in modo costruttivo, quando da genitori stiamo in disparte, pur sostenendo e incoraggiando le nostre figlie, i nostri figli e ogni docente. Rinasce quando diciamo “sì” alla vita, all’esperienza, allo studio, all’impegno, alla fatica, al mondo e ai suoi colori, rinasce ad ogni sorriso, ad ogni lacrima per un inizio quasi crudele ma poi eccezionale. 

La scuola sia allora un continuo divenire, un susseguirsi di idee ed emozioni per accompagnare ogni percorso, sia una lettura attenta di comportamenti e strategie, messe in atto per migliorarsi quotidianamente. La scuola sia poesia, canzone, orchestra e tutto ciò che ci fa sentire bene, per tornare alle origini, sia il libero e piacevole uso delle nostre forze per trasformare ogni scuola in perpetua bellezza. 

Giornata a bimbe e bambini dedicata

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Oggi si celebra la  giornata 

a bimbe e bambini dedicata, 

 Papa Francesco l’ha ideata 

e Valera Color l’ha abbracciata. 


I bimbi racchiudono gioia e colore

dolci emozioni arrivano al cuore,

i loro colori sanno parlare

a chi con amore sa ascoltare. 


Giallo splendente come il sole 

verde del prato e di molte aiuole,

blu come il mare e il cielo di notte

nero per le situazioni storte. 


Arancio dei frutti gustosi e maturi

azzurro e rosa, sfumati e più scuri,

rosso del cuore, della passione, 

del vero amore, dell’emozione. 


Bimbe  e  bimbi in famiglia educati

saranno sempre felici ed amati,

saranno attivi nella società

e avranno trovato la felicità.

Un libro è

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Un libro è un amico  speciale 

sempre diverso, per niente uguale,

parole e frasi si danno la mano

per raccontare e volare lontano. 


Un libro è uno scrigno fatato

da aprire in casa oppure nel prato, 

qualsiasi storia prende colore 

ognuna con il suo giusto sapore. 


Un libro è un suggerimento 

per stare bene ogni momento,

è un toccasana, una  medicina

per ogni adulto, bimbo o bambina. 


Un libro è come cibo  e bevanda

nutre la mente che tutto comanda,

nutre emozioni e dolci pensieri

tra le esperienze di oggi e di ieri. 


Un libro è uno sguardo al futuro

per un bel mondo leale e sicuro,

per coltivar tradizioni e valori

e rendere uniti sempre più cuori. 


Avrai capito che un libro è importante

raro, prezioso più di un diamante,

con lui risplende la conoscenza 

e non possiamo restare senza!

Poesia di aprile

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Aprile si affaccia alla primavera

porta più luce mattino e sera,

prepara il nido alle rondinelle

e conta in cielo molte più stelle.



Aprile sveglia la bella natura

ispira scrittori in letteratura,

dona a pittori sfondi graziosi

per realizzare quadri preziosi.



Aprile rivela tante emozioni

che poi cantiamo nelle canzoni,

rigenera tutte e tutti quanti

affronta il giorno guardando avanti.


Aprile affascina e dona bellezza

con tanta cura e delicatezza,

sorridi e anche lui ti sorriderà

così la tua vita più lieta sarà.


Il paese della felicità

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C’era una volta, in una giornata piovosa , in un paesino di montagna una bambina di nome Felicità. La pioggia rendeva sempre tutti tristi, ma a  Felicità piaceva far divertire le persone. Quel giorno incontrò i suoi amici e li invitò a saltare con lei in una pozzanghera gigante.

Una bimba di nome Porcellana disse: “Non voglio saltare con voi, sono troppo elegante!” –  ma tutti gli altri non ci pensarono troppo, iniziarono a saltare nell’acqua e a divertirsi.  

Ad un tratto Felicità si trovò in un vortice insieme ai suoi amici: era un portale magico, una sorta di torrente che li stava trascinando a gran velocità. Alla fine si trovarono in un luogo meraviglioso e videro il cartello con scritto “Valle della felicità”.

Qui c’erano tanti fiori e animali bellissimi e felici che  giocavano sotto la pioggia, gareggiavano saltando nelle pozzanghere, si lanciavano gavettoni, si sfidavano alla gara delle barchette, facevano esperimenti con l’acqua, la rendevano colorata usando gli elementi naturali.
Felicità e i suoi amici vennero accolti da un gruppo di animali chiamati Bubbuciaccia che li fecero subito sentire a loro agio coinvolgendoli in questi giochi. Dopo la pioggia, videro in cielo un arcobaleno, capirono allora l’importanza di essere felici sempre, dai piccoli gesti agli avvenimenti speciali e intensi.

A fine giornata, attraverso il portale magico, tornarono nel loro paese e raccontarono l’ esperienza vissuta agli abitanti tristi. Anche loro capirono poco alla volta che con la pioggia o senza ci si può sempre divertire ed essere felici, che ogni momento può cambiare in meglio, può regalare sorrisi inaspettati e unici.
Da quel giorno la tristezza fu sostituita spesso dalla felicità e tutti gli abitanti furono un esempio per altri paesi e città.


20 Marzo — Giornata della felicità

Racconto pensato ed elaborato dai miei mitici alunni di classe quarta e presentato ai bimbi e bimbe di classe seconda.

Il nome degli animali può essere riscritto, reinventato, ripensato in base alla fantasia dei piccoli lettori.

Buona felicità

La primavera è

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La primavera è un caldo colore

scalda e illumina mente e cuore,

rende felici bimbe e bambini 

dona agli adulti momenti carini. 


La primavera sorride alla vita

gioca con grinta  ogni partita,

non si arrende, è sempre tenace

nel realizzare ciò che le piace. 



La primavera è un dolce canto

tutto risveglia come d’incanto,

fiori, animali e forse chissà 

qualche persona migliorerà. 



La primavera è un inno alla gioia

trasforma in bellezza anche la noia,

è la stagione dell’eccellenza

e non potremmo restare senza. 


La primavera svela un mistero 

a chi la attende dietro ad un velo,

regala emozioni e felicità 

così la vita più bella sarà! 

Parlar di donna

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Parlare di donna a bimbe e bambini

apre la mente a pensieri carini,

ma  loro già sanno dare  valore 

a tutte le donne che hanno nel cuore. 


La prima è la mamma che dona vita, 

educa e  ama con gioia infinita, 

la più importante, la più amata,

sorride ed illumina ogni giornata. 


Poi c’è la nonna e con dolci sapori

sa trasformare i cattivi umori, 

regala coccole, doni e bacetti

è una gran donna a tutti gli effetti. 


Se poi hai anche una sorella

la vita allora sarà più bella,

se invece trovi un’ amica sincera

tienila stretta fino alla sera. 


Molte altre donne potrai incontrare

e le saprai sempre apprezzare,

perché con rispetto e gentilezza

la donna regala sempre bellezza. 


In ogni momento parlare di donna

è come pensare ad  una colonna:

il mondo regge con grazia e giustizia 

e rende tutto una vera delizia.