I RACCONTI

La macchina che fabbrica le nuvole

150 150 Silvia Ferrari

Il pomeriggio del 24 Dicembre, nel bosco dei folletti ci fu un terribile rumore che svegliò tutti gli abitanti di quel posto incantato, Luli e Dido per primi uscirono dalle loro casette per capire cosa fosse successo. Videro una nuvola di polvere, che si alzava da un punto del bosco. Quando la polvere sparì, videro uno strano strumento che nessuno di loro conosceva, fatto di legno, con inserti in metallo. Luli, la più curiosa e creativa dei folletti, chiese: “Di che cosa si tratta?” Ma Dido rispose che non conosceva quell’oggetto, lui era il folletto super tecnologico del bosco, aveva pensato e progettato molti strumenti innovativi, ma mai nulla di simile. Si avvicinarono e videro che c’erano intrappolate due strane creature. “Chi siete?” –  chiese Luli incuriosita.

Una vocina soave rispose: “Siamo due angeli e stavamo fabbricando le nuvole con questa macchina quando ci siamo ritrovati qui sulla terra, perché siamo sulla terra vero?” I due folletti rimasero senza parole… angeli, macchina per le nuvole, ma di che cosa stavano parlando? Allora gli angioletti spiegarono con calma che in cielo ognuno ha un compito preciso, come sulla terra e loro erano gli addetti al funzionamento della macchina delle nuvole che servivano a far riposare le stelle ogni giorno. Ora il problema era come riparare la macchina e tornare in cielo perché gli angeli, avrebbero dovuto preparare tutto per la notte che tutti chiamavano speciale, erano stati avvisati di fabbricare tante nuvole su cui posare le stelle che avrebbero dovuto illuminare la nascita di un bambino.

Dido allora  andò dal folletto più anziano del bosco e gli chiese di consultare il grande libro delle invenzioni per capire come aggiustare la macchina delle nuvole. Finalmente il folletto trovò la pagina di cui avevano bisogno e riferì che mancava un pezzo di un legno particolare che consentiva alle nuvole di essere soffici e delicate. Avrebbero potuto trovare quel legno solo da un falegname di nome Giuseppe, che si stava dirigendo a Betlemme. Con l’aiuto dei folletti, gli angioletti arrivarono in quel luogo, c’erano molte persone per un censimento ma di Giuseppe il falegname nessuna traccia. In lontananza videro arrivare un uomo e una donna con un asinello e chiesero loro: “Scusate sapete indicarci dove vive il falegname Giuseppe?” – l’uomo rispose: “Sì, sono io perché mi cercate?”

Gli angeli i folletti spiegarono il problema e Giuseppe rispose loro: “Ho poco tempo, mentre cerco un riparo per la mia sposa e per il bimbo che tra poco nascerà andate a prendere la macchina che fabbrica le nuvole e portatela da me così potrò ripararla.”

Gli angeli e i folletti portarono la macchina delle nuvole a Betlemme e  Giuseppe riuscì a rimetterla in funzione, gli angioletti ringraziarono e riportarono la macchina in cielo per fabbricare le nuvole che avrebbero consentito alle stelle di illuminare quella notte speciale. I folletti Luli e Dido restarono a Betlemme per la notte, aiutarono Giuseppe a sistemarsi con la sua sposa in una capanna, stava per nascere il bambino.

All’improvviso il cielo si illuminò, gli angeli fabbricavano le nuvole e le stelle che si erano posate divennero più luminose, gli angioletti guardarono sulla terra e videro Giuseppe con Maria che sistemava un piccolo bambino in una mangiatoia. Chiamarono altri angeli e tutti capirono che era nato Gesù, il figlio di Dio.

Gli angioletti andarono a chiamare pastori, le persone dei villaggi vicini, anche i folletti Luli e Dido si recarono alla capanna.

In quella notte di Natale, avevano  assistito ad una nascita importantissima, i due angioletti avevano conosciuto Giuseppe che grazie alla sua generosità aveva riparato la macchina delle nuvole, utili ad accompagnare le stelle alla capanna di Gesù. La magia di quella notte si rinnova ogni anno e nel bosco i folletti Luli e Dido, il 24 Dicembre preparano una capanna con un piccolo Bambino di legno che dorme su una nuvola. Da allora, tutti questi personaggi e i loro gesti sono diventati simboli natalizi per tutti i bambini e guardando il cielo la notte di Natale, sembra di vedere gli angioletti che fabbricano le nuvole su cui si posano le stelle che servono ad illuminare la capannina di Gesù.

Illustrazioni di Jessica Bassan 

La stellina che non brillava

150 150 Silvia Ferrari

Anche quella notte, le stelle del cielo brillavano tantissimo e la loro luce arrivava in tutto il mondo.

Soltanto una stellina, sembrava non brillare, era triste e preoccupava perché non ne capiva il motivo. Si avvicinò una stella più grande che le disse: “Non essere triste, sicuramente c’è una ragione per cui la tua luce non è abbagliante come la nostra, vieni con me, andiamo a chiedere ad Estrella, lei saprà tranquillizzarti. Estrella era la stella responsabile di quella zona del cielo, lei osservava e teneva sotto controllo gli spostamenti delle stelline, la loro luminosità e si preoccupava che tutte stessero bene.  La piccola stellina chiese ad Estrella perché non brillava come le altre.  “Sei nata così – disse – ma non per questo dovrai rinunciare a compiere un gesto fantastico. Il tuo difetto potrà trasformarsi in un dono se saprai cercare bene dentro di te”.

La piccola stellina non riusciva a capire, più ci pensava e più la poca luce che aveva sembrava perdere intensità. Vicino a lei le altre stelle erano luminose e belle, immobili nel cielo e la notte si impreziosiva con la loro luce. Ma una sera, un forte vento arrivò a creare confusione nel cielo, si avvicinò alle stelle luminose e prese quasi tutta la loro luce portandola via con sé. Il vento disse alle stelle: “Senza luce non valete niente …”  e con una risata fragorosa se ne andò.

Le stelle non sapevano cosa fare, loro erano sempre rimaste immobili nel cielo a brillare. La loro luce era debole, ma la piccola stella le consolò e spiegò loro che pur non avendo mai brillato, aveva imparato a fare molte altre cose: girare nel cielo, osservare le nuvole e la luna, guardare sulla Terra, ascoltare i suoni della natura, avvicinarsi agli alberi, giocare con la pioggia, correre nel cielo libera.

Le stelle non avevano mai fatto nulla di simile e ascoltarono i consigli della piccola stellina, iniziarono ad esplorare il cielo e a conoscere la bellezza del mondo. Una notte si accorsero che pian piano la loro luce aumentava, in un attimo ripresero a brillare. Arrivò Estrella e cercò la piccola stellina che non brillava, ma di lei nessuna traccia. Le amiche non la vedevano più… Ad un tratto, si fece spazio vicino ad Estrella una piccola stellina luminosa: “Sono qui, non mi hai riconosciuto?”  Estrella aveva davanti a sé una splendida stellina luminosa. La piccola era felicissima, aveva aiutato le sue amiche a muoversi felicemente e aveva dimenticato di essere poco luminosa. Ora magicamente anche lei brillava. Quella era la notte di Natale e tutte le stelle andarono ad illuminare la capanna di Gesù Bambino. Estrella guardava da lontano la stellina che si sentiva felice e grata perché finalmente aveva ritrovato se stessa, aveva inoltre capito che aiutare gli altri ci rende sempre migliori.

 

 

La storia di Rossella

150 150 Silvia Ferrari

C’era una volta una grande città in cui vivevano le creature e le persone più strane, in quella confusione c’era anche Rossella. Un giorno fu trasportata a chilometri di distanza da un forte vento che si era alzato su quella città. Rossella in un attimo fu catapultata in un piccolo paese dove non conosceva nessuno, era molto impaurita, non sapeva dove andare e cosa fare.

Nessuno sembrava accorgersi di lei, forse perché era piccola o forse perché nessuno aveva mai visto qualcosa con le sue caratteristiche: Rossella era una piccola goccia di sangue, tutta rossa, con l’espressione spesso triste e le si leggeva in volto la paura di stare vicino agli altri. Una sera però iniziò a piovere e Rossella trovò riparo vicino ad una casa con una grande insegna blu luminosa che non aveva mai visto: la scritta era AVIS.

La piccola gocciolina si affacciò a sbirciare cosa stesse accadendo all’interno e quel luogo e con grande sorpresa riuscì a riconoscere altre goccioline come lei ma aveva troppa paura per farsi vedere, così restò in disparte. Finalmente una goccia un pochino più grande si accorse della sua presenza e la invito ad entrare. Tutti la guardarono molto sorpresi perché Rossella era molto sciupata, il vestito e le scarpe erano tutte bagnate e la sua espressione era davvero triste. Allora quella grande goccia che si chiamava Rosetta la invitò a sedersi, le diede un vestito asciutto e le chiese: “Quanti anni hai? Che cosa ti è successo piccolina? Come ti chiami? Da dove arrivi? “

Rossella aveva paura persino a rispondere a tutte queste domande e scoppiò a piangere.

Allora Rosetta ricominciò con calma cercando di consolare la piccola gocciolina che raccontò la sua storia.

Viveva in una grande città dove nessuno si occupava di lei, era sempre sola e triste, non aveva una famiglia e il vento l’aveva portata lontano. Rosetta spiegò che il luogo in cui si trovava si chiamava Valera Fratta ed era un paese vicino a Lodi, dove molte persone conoscevano il significato di “DONARE”.

Le goccioline di sangue, se restavano unite avevano un compito speciale: salvare le vite degli uomini. Rossella ascoltò con attenzione il racconto e pian piano la sua paura si trasformò in coraggio tanto che volle far parte di tutte quelle goccioline di sangue che aiutano le persone a sopravvivere. Rosetta spiegò che con un gesto chiamato donazione, tutte insieme avrebbero assicurato ad una persona di vivere molto a lungo. Rossella così decise di vivere con loro e attese con ansia ed emozione il suo turno per poter essere d’aiuto. Quel giorno arrivò presto, un mattino la piccola Rossella fu chiamata per aiutare un ragazzo che aveva bisogno di una donazione e senza pensarci, con coraggio si unì ad altre goccioline e la vita di quel ragazzo fu salva.

Rossella era felice perché aveva trovato un luogo fantastico in cui vivere e si era trasformata in una goccia sorridente, aveva capito l’importanza di donare agli altri e riuscì a rendere felici altre goccioline che sconfissero la paura per lasciare il posto al coraggio e aiutare chi aveva bisogno.

La piccola Lucia

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C’era una volta una bambina di nome Lucia molto simpatica, disponibile e carina con tutti i suoi amici. Nella classe che frequentava c’erano alcune bambine gelose perché lei sapeva essere davvero generosa e gentile con tutti, aiutava sempre chi era in difficoltà e incoraggiava gli altri con i suoi grandi sorrisi.

 Un giorno Lucia, stanca di sentirsi sempre presa in giro, aveva spiegato alle bimbe gelose che il suo nome racchiudeva una storia bellissima e che sicuramente avrebbe insegnato molte cose anche a loro. Le bambine però ridevano di Lucia e le dicevano: “Tu credi di essere la più bella e la più brava? Sei solo una piccola ficcanaso e noi non crediamo nella tua bontà”.

Lucia che non si dava per vinta facilmente, aveva iniziato a raccontare una storia molto interessante, di una ragazza che si chiamava come lei e aveva vissuto in passato nella città di Siracusa. Un ricco signore avrebbe voluto sposarla ma lei era fedele al cristianesimo e così aveva rifiutato, con grande dispiacere  dei suoi genitori. Da quel momento avevano iniziato in molti a perseguitarla fino a che Lucia aveva perso i suoi meravigliosi occhi.

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Le avventure di Eva e Tommy … Autunno

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Ecco ritornato dopo un anno esatto il nostro amico, il signor Autunno. Dopo essere stato nascosto per molti mesi, non a causa del Virus, ma per la turnazione delle stagioni, è tornato a trovarci. È arrivato a fine settembre, pian piano, non subito le persone si sono accorte della sua presenza, perché forse troppo impegnate a rispettare un protocollo dopo l’altro per vivere in ogni ambiente in sicurezza. Per fortuna i bambini hanno sempre quel … “di ché particolare” e riescono a pensare in modo creativo ed eccellente, fuori dalle consuete omologazioni di massa.

“Maestra, ieri ho visto le foglie colorate cadute dagli alberi, è arrivato l’Autunno” – disse Tommy a scuola. Iniziò così un confronto molto interessante con tutti i compagni e l’insegnante ascoltava e mediava gli interventi. Tommy spiegava che si era accorto del Sole, del suo lento riposare la sera e del cielo che all’ora di cena era già pronto per accogliere la notte. Poi, la sua insegnante aveva proposto di preparare un disegno che facesse risaltare i colori e le caratteristiche dell’Autunno. Tommy pensava al suo disegno come ad una grande occasione per aggiungere sapori e profumi, tipo qualche spezia, qualche pezzettino di noce o il profumo dell’arancia.

Nella classe di Eva invece, l’Autunno aveva regalato molte poesie interessanti e coinvolgenti, di poeti famosi vissuti nel passato oppure emergenti. Così si era divertita insieme ai suoi compagni a trovare figure retoriche, a capire quali tipi di rime ci fossero nelle poesie, ad illustrarle e a riscoprire emozioni e sentimenti, per far emergere quel lato profondo e sensibile che ognuno ha, ma che forse resta nascosto.

Inoltre, sia Eva che Tommy, avevano composto poesie e brevi racconti su piante e fiori autunnali, sul paesaggio che cambia e il rispetto che tutti dobbiamo avere per l’ambiente. Trattare questi argomenti così affascinanti, collegati alle poesie, è stato un modo per aprire una finestra sul mondo e vedere tutto da nuove prospettive: quelle del rispetto verso le persone, gli animali, l’ambiente, della sensibilità e della sostenibilità.

Tuti erano rimasti talmente coinvolti, che Eva e Tommy avevano deciso di organizzare sulla via in cui abitavano una “Mostra di poesie illustrate” scritte a scuola, così avrebbero potuto contagiare tutti con la bellezza e la magia di parole, colori e sapori!

Le avventure di Eva e Tommy … a scuola

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La sveglia che suona, in bagno poi colazione, vestiti puliti, zaino pronto e inizia un’altra giornata a scuola! L’entusiasmo di Eva che frequenta la classe terza della scuola secondaria di primo grado, che bello rivedere gli amici dopo tanti mesi di assenza da quell’edificio che non è solo un luogo, ma è un posto speciale in cui ogni giorno si vive davvero.

Che dire poi di Tommy, che ha iniziato quest’anno il suo percorso alla scuola primaria … prima A, una classe ben fornita di bimbi curiosi ed esuberanti desiderosi di imparare e vivere esperienze uniche.

Ogni giorno al suono della campanella, Eva e Tommy con la mascherina indossata, come da disposizioni sanitarie, raggiungono le loro aule, nello stesso edificio ma distanti. Le classi accolgono banchi a distanza, durante l’intervallo nessuno si scambia giochi o materiale. Gli insegnanti provvedono a disinfettare, spiegare, dare indicazioni su come affrontare le giornate, disinfettare …

Per l’uscita dalla classe, è necessario registrare l’ora ed eventualmente se ci si incontra con qualche alunno di altre classi o insegnanti. Nei corridoi, una vera e propria segnaletica per indicare i vari percorsi, un ciao con la mano a chi si incontra sulla corsia opposta e via.

“Ma che scuola!” – pensavano in molti e a volte, ai due fratelli sembrava di essere su un altro pianeta, gli insegnanti controllavano tutto con molta più attenzione rispetto al passato, l’autonomia dei bambini aveva preso una direzione diversa rispetto a percorsi tracciati da esperienze di gruppo, di abbracci, di condivisione. A volte qualche amico si preoccupava per qualche starnuto di troppo. “Sarà il virus?” – tutti i bambini restavano in silenzio per un attimo, ma poi ritornavano a sorridere con l’innocenza e la consapevolezza di avere a che fare con qualcosa di ancora sconosciuto, ma che con le giuste attenzioni si poteva tenere a distanza. Parola impegnativa e purtroppo o per fortuna, ricorrente, distanza …

Eva restava ad un metro dalle sue amiche, anche per chiacchierare, passeggiare, ma questo non ostacolava il suo desiderio di condividere con Anna e Luna i suoi piccoli segreti. A volte pensava persino che la mascherina li avrebbe trattenuti ancora più al sicuro e le usciva un sorriso nascosto che si leggeva negli occhi.

Tommy soffriva un pochino perché per lui era ancora più difficile giocare senza mettere le sue mani vicino ad un amico, magari per far partire le macchinine per la gara sul circuito formato dai banchi uniti o sul pavimento. Allora aveva disegnato una macchinina su un foglio, l’aveva ritagliata e aveva suggerito agli amici di fare la stessa cosa, ognuno a distanza, ma vicini con pensieri, giochi e strategie.

Distanza che fa riflettere, ma che non allontana la voglia di fare, di interagire, di creare momenti e spazi d’incontro, rispettando le norme.

Distanza che non significa non fare, ma fare in un modo diverso, forse più creativo, essenziale ma entusiasmante, con la prospettiva di creare qualcosa di nuovo, di diverso.

Così, Eva e Tommy nelle loro classi, grazie anche all’educazione ricevuta in famiglia sulle norme comportamentali, vivono ogni giorno adattandosi alla situazione e cercando spunti e creatività per rendere ogni momento una fantastica avventura scolastica.

 

Z … La zebra Zoe e la zanzara Zita

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Una zebra di nome Zoe, viveva in uno zoo con molti altri animali. Aveva la gabbia molto grande e tutti la coccolavano ed ammiravano la sua bellezza. Era un pochino vanitosa ma, si sa … non tutti gli animali hanno la pelle a strisce!

Zoe amava ascoltare la musica, ma era sempre disturbata da una zanzara che volava vicino alla sua gabbia. Allora Zoe chiese alla zanzara: “Perché voli sempre qui, come ti chiami? Io sono la zebra Zoe”.

“Io sono la zanzara Zita, volo vicino a te perché mi piace guardare la tua pelle a strisce bianche e nere. Mi piace la musica che ascolti”.

Zoe stava per risponderle male, avrebbe voluto dirle di andarsene lontano, ma vedendo la tenerezza della zanzara Zita, decise di diventare sua amica.

Da quel giorno la zebra e la zanzara ascoltavano musica insieme e ballavano felici nello zoo facendo sorridere tutti!

V … Valeria a Venezia

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Valeria voleva andare a visitare la città di  Venezia. In un giorno di sole,  indossò un bellissimo vestito con le farfalle colorate, lo chiuse  con un pezzetto di velcro e prese la valigia per mettere gli oggetti di cui avrebbe avuto bisogno in viaggio. Aveva preparato venti vestiti colorati,  un vaso per mettere fiori profumati ed un vasetto di nutella. Poi prese un vassoio e lo riempì di torta viennese, la coprì con una velina, chiuse le porte e le finestre di casa con la vite e uscì. Infine sistemò sul cancello una ventosa per tenerlo chiuso e partì.

Arrivò a Venezia e comprò per la sua amica Vanessa un ventaglio con le immagini della città ed un vestito verde.

Valeria tornò a casa dopo tre giorni felice di aver visitato la città di Venezia, aveva visto anche le maschere del famoso Carnevale della città e le erano piaciute moltissimo.

U … Ubaldo, uovo ubbidiente

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Ubaldo era un uovo piccolo ma molto ubbidiente. Viveva con la mamma, il papà e i suoi tre fratelli in un cestino a  forma di uovo.

Ubaldo era sempre allegro, era sempre ubbidiente, la mamma chiedeva un favore e lui diceva sempre di sì. Un giorno si avvicinò un uomo al cestino e prese uno dei suoi fratelli che era scappato fuori, allora la mamma chiese ad Ubaldo di andare a riprenderlo.

Così l’uovo ubbidiente, andò, chiamò il fratello che si trovava vicino ad una pentola, gli disse di tornare nel cestino e la mamma lo ringraziò. L’uomo vide la scena e rimase colpito dall’uovo ubbidiente, così lasciò lui e la sua famiglia liberi di rotolare in giardino sotto il sole.

 

 

 

T … Tortina, la tigre paurosa

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Una tigre di nome Tortina, aveva paura perché sul suo tablet vedeva sempre immagini  di un tirannosauro, un tapiro ed un topo. Urlava e diceva: “ Aiuto, qualcuno mi salvi!” e prendeva un tovagliolo per asciugarsi le lacrime. Poi scriveva su un taccuino tante parole per farsi  coraggio: “ Non devo avere paura perché sono solo immagini”.

Una sera sentì squillare il telefono, era la sua amica tigre Tina che la voleva invitare a casa sua a bere una tazza di tè.

Tortina allora, prese una bottiglia vuota e la riempì di tè, poi mise il tappo, prese della tempera  e scrisse una dedica su un biglietto: “ Alla mia cara amica Tina, regalo questo tè ed un temperino”. Per arrivare a casa di Tina, doveva passare in un tunnel azzurro e dopo tre curve eccola arrivata! Bussò tante volte ma Tina non rispondeva.

Allora entrò dalla porta sul retro, vide Tina sdraiata sul divano perché non stava bene. Tortina prese un termometro per misurare la febbre. Era altissima, così prese un tovagliolo, lo bagnò con acqua fresca e lo mise sulla fronte della tigre Tina. Restò con lei tutta la notte ed al mattino la febbre era scesa. Le due amiche allora riuscirono finalmente a bere il tè e Tortina dimenticò la paura del tirannosauro, del topo e  del tapiro.