I RACCONTI

Mamma Bontà

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C’era una volta una signora molto gentile che si chiamava Bontà. Era sposata con il signor Rispetto e avevano tre figli: Altruismo, Fantasia e Pazienza.

Mamma Bontà di giorno lavorava e la sera lasciava che tutti si addormentassero, poi andava in un posto magico chiamato Affetto dove incontrava altre mamme come lei che si battevano e speravano in un mondo migliore da regalare ai propri figli. Presto divenne amica di alcune di loro: con Generosità amava condividere i sentimenti più puri e semplici. Con Onestà parlava di tutte le situazioni che portavano i figli a comportarsi in modo poco corretto, dal banale litigio con un amico a qualcosa di più importante. Con Bellezza, discuteva delle idee non molto carine che a volte pensavano i ragazzi giovani e di quanta bellezza invece ci fosse nel mondo, in natura, nell’arte, nella musica. Con la signora Saggezza cercava di trovare soluzioni per vivere bene insieme,  seppur diversi per nazionalità, religione o idea politica. 

Ogni mattina poi si ritrovava nella sua casa con la sua famiglia, per vivere ogni giorno con entusiasmo e cercare di dare il buon esempio ai suoi figli. Un giorno Altruismo disse a mamma Bontà che avrebbe portato a cena un amico. Era Egoismo e mentre mangiavano, i due amici parlavano di quanto fosse importante tenere tutto per sé, non aiutare gli altri, non curarsi del proprio vicino, dell’amico, di un conoscente in difficoltà,  nessuna opera buona da condividere.

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La farfalla Lilli

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La primavera era arrivata da alcune settimane e la piccola farfalla Lilli era stata catapultata in un posto che non conosceva perché una notte un forte  vento aveva spostato lei e la sua famiglia lontano dal luogo in cui erano nate. Lilli non conosceva nessuno, volava vicino alle case ma in quel posto chiamato Valera Fratta sembrava che della primavera non sapesse niente nessuno. Tutto era buio, triste e spoglio.
Così un giorno chiese a mamma e papà: “Ma perché qui non c’è la primavera? Dove sono i fiori, gli animaletti e gli alberi con le nuove foglioline?“ La mamma rispose che forse per quel luogo così strano non era ancora arrivato il momento di rifiorire. Nessuno sapeva esattamente come avrebbero fatto a resistere  e anche il papà era preoccupato. Ogni mattina la famiglia di farfalle usciva per fare un giro e cercare cibo. Ma della primavera davvero nessuna traccia,  così Lilli decise di volare ancora più vicino alle case per capire cosa fosse successo in quel paese. Volò vicino alla finestra della cameretta di un bimbo,  Dario e vide nei suoi occhi molta tristezza. La farfalla allora bussò e Dario aprì  la finestra, poi chiese: “Tu puoi parlare con me?” Lilli rispose: “Sì, certamente, posso parlare con i bambini che credono  alla magia. Io sono una farfalla speciale, magica. Tu sai perché in questo posto non è ancora arrivata la primavera?”

Dario rispose che anche lui e  la sua famiglia stavano aspettando da alcuni giorni nuovi colori e nuovi profumi, ma la natura non si era ancora risvegliata.
Lilli allora promise al bimbo che avrebbe cercato una soluzione. La piccola farfalla così fece e volò fino all’albero in cui si era riparata la sua famiglia , chiese aiuto a papà, mamma e alla sorella Fanny. “Ho bisogno di aiuto, un bimbo mi ha detto che qui non c’è traccia della primavera per cui dovremmo aiutare noi la natura risvegliarsi!“ Così tutta la famiglia si mise al lavoro: il papà si occupò degli alberi andando vicino ad ogni tronco e sussurrando  ai rami di far nascere nuove gemme. La mamma volò in tutti i prati,  in tutti i giardini alla ricerca di fiori che  avrebbero dovuto sbocciare. Fanny andò in cerca di animaletti da svegliare dopo il lungo sonno del letargo. Molte farfalle che vivevano in paesi vicino a Valera Fratta, vennero a  sapere ciò che stava accadendo e decisero di volare in aiuto di Lilli e della sua famiglia. In pochi  giorni la primavera apparve, con colori bellissimi, fiori profumati ed un sole che ancora timido. Segnava l’inizio della nuova stagione. Dario raccontò a  tutti il grande lavoro di Lilli, della sua famiglia e dei suoi amici e da quel giorno Valera Fratta si riempì di bellissime farfalle colorate. Tutti bambini ne avevano vista almeno una volare vicino alla finestra della loro camera, le farfalle portarono anche la felicità e i sorrisi che sembravano perduti.
Da quel giorno Valera Fratta diventò un paese colorato grazie a molte farfalle, amiche fantastiche  dei bambini e degli adulti, che avevano riscoperto la bellezza della fantasia.

Il tulipano Ponny

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In un bellissimo campo di tulipani era arrivata la primavera. I piccoli nuovi nati erano molto colorati con sfumature particolari, soprattutto Ponny, che era giallo con le punte dei petali rossi. Sembrava le avesse dipinte un pittore, i suoi petali erano morbidi come  di velluto. Nonostante fosse così bello, Ponny continuava a piangere. Piangeva se qualcuno si avvicina, perché aveva sete e piangeva persino quando vedeva l’arcobaleno.
Non aveva motivo di essere triste, avrebbe dovuto conoscere altri fiori, farfalle e divertirsi insieme a loro. Un giorno uno dei tulipani più saggi del campo gli chiese: “Ponny perché sei sempre triste?” maggiori informazioni

La giraffa Martina

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Tanti anni fa, ci fu un periodo all’inizio della Primavera in cui la pioggia cadeva ogni giorno sulla Terra. Pioveva di mattina, di pomeriggio, di sera e anche di notte. A volte le gocce si fermavano e le persone uscivano di casa, ma quando ricominciava a piovere, tutti rientravano nelle loro abitazioni per ripararsi.

Un giorno, il sole scaldò  per alcune ore molto paesi, della pioggia neanche l’ombra, così anche le persone di un paese vicino a Lodi chiamato San Martino, si ritrovarono nella piazza davanti alla chiesa per decidere come organizzarsi per dare aiuto a chi aveva bisogno.  La pioggia aveva danneggiato i raccolti dei campi, molte vie e molte case. Le persone continuavano a litigare e non riuscivano a trovare una soluzione. All’improvviso, videro arrivare la lontano qualcosa di enorme, che si muoveva piano piano ed emetteva suoni simili ad un lamento. Più si avvicinava alla piazza, più le persone avevano paura, avevano di fronte a loro una grandissima giraffa con il collo lunghissimo. Qualcuno scappava, qualcuno urlava, altri si nascondevano. I bambini erano incuriositi, me i genitori li portarono in fretta a casa.

Solo Sandro, un ragazzino che viveva in una cascina del luogo, si era fermato davanti alla giraffa ed aveva notato una ferita sul collo. Forse aveva male, chissà cosa le era capitato!

Così decise di portare la giraffa a casa sua per curarla. maggiori informazioni

Il bambino di mille colori

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Tanto tanto tempo fa esisteva  un villaggio molto strano e triste in cui nulla era colorato.

Era il paese Nerobianco, in cui vivevano adulti e bambini interamente solo bianchi o solo neri.

Le case, le cose, le chiese non erano molto diverse l’una dall’altra e a fatica si riconoscevano. Regnava la tristezza, compagna ormai fedele di giornate lavorative cupe e solitarie. I giochi di gruppo tra bambini erano caratterizzati da monotonia ed abbandono ad una realtà che non piaceva a nessuno. Pioveva spesso ed il cielo bianco bianco si riempiva di grandi nuvoloni grigi che lasciavano cadere sulla terra nera mille e mille goccioloni che sembravano sempre più pesanti.

Tutti gli abitanti di Nerobianco speravano che prima o poi qualcosa cambiasse: spesso un anziano del posto, raccontava ai più giovani una leggenda in base alla quale a poca distanza dal villaggio, il mondo appariva diverso, più solare, più gioioso. Nessuno però aveva mai avuto il coraggio di lasciare Nerobianco, forse per paura di scoprire che davvero qualcosa era diverso.

Un giorno durante un temporale, cadde da una nuvola bianca una goccia enorme, che assomigliava ad un bambino. Guardando attentamente, alcune donne videro che si trattava proprio di un bambino.Ma non era come tutti gli altri!

Cadde proprio vicino ad un albero nero e per l’intero villaggio fu subito scalpore perché nessuno aveva mai visto nulla di simile.

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Come svolgere analisi grammaticale

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L’analisi grammaticale, permette di individuare e quindi analizzare la funzione di ogni singola parola: un articolo, un nome, un verbo o un aggettivo.

Le frasi, possono essere semplici o più complesse, l’importante è saper cogliere ogni parola della frase.

  1. I bambini giocavano felici nel prato.

 

La bambina di cera

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Alcuni anni fa, viveva a Milano una bimba di nome Luna, dolce e tenera anima che ha lasciato nel cuore di tutte le persone che l’hanno conosciuta un insegnamento umano e profondo.

Luna era molto timida, la mamma l’aveva iscritta alla scuola primaria e sperava che avrebbe trovato amici con cui giocare e divertirsi, visto che a casa era sempre sola. La piccola aveva accolto la nuova esperienza con molto entusiasmo, le piacevano le sue maestre ed i suoi compagni e dopo i primi giorni Luna si era fatta coraggio e durante l’intervallo si era avvicinata ad una bimba:

“Ciao, vuoi giocare con me?”. Ma senza rispondere quella bambina si allontanò e si unì al gruppetto di piccole serpi verdognole che stavano ridacchiando lanciando occhiate alla piccola Luna.

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Crono, storia di un virus- perduto

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Alcuni giorni fa, nel caos di questa emergenza che costringe molte persone chiuse nelle loro case, ho conosciuto un bimbo speciale. Passeggiava da solo vicino a casa mia e sembrava pensieroso. Così mi sono avvicinata per chiedere come mai fosse così triste, era impaurito, infreddolito e soprattutto solo.

“ Ciao, mi chiamo Nora, abito qui, ti va di raccontarmi  cosa succede? ”

“ Io sono Crono, mi sono perso”.

Allora l’ho portato con me e davanti ad una calda cioccolata ha iniziato a raccontarmi la sua storia. maggiori informazioni

Il signor Gennaio e i mesi dell’anno

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C’era una  volta ai piedi di una montagna un villaggio formato da dodici case, una si trovava in cima al monte e le altre nella valle. Il sole accompagnava ogni giornata, dal mattino alla sera e tutti lavoravano con impegno, portando a termine gli incarichi che dava loro il capo del villaggio, il signor Gennaio.

La casa in cima alla montagna era proprio la sua, egli era un uomo alto, magro con occhi azzurri e capelli lunghi bianchi. Aveva anche una lunga barba bianca che lo rendeva quasi simpatico. In realtà era serio, un po’ maleducato e non amava stare in compagnia. Era un tipo solitario, sempre impegnato a leggere e riposare sulla sua poltrona di fronte ad un grande camino in cui c’era sempre il fuoco acceso. Indossava  abiti bianchi e si aggirava per i boschi con il suo bastone.

Un giorno bussò alla sua porta il signor Febbraio e gli chiese aiuto per poter terminare le stelle filanti e i coriandoli da distribuire ai bambini per un giorno speciale. Ma Gennaio, infastidito gli rispose che non sapeva proprio cosa fare. Così Febbraio tornò nella valle a casa sua e si mise a lavorare senza fermarsi, perché il primo mese dell’anno stava per terminare e poi sarebbe arrivato il Carnevale. maggiori informazioni

Il coraggio di Alesta

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Una piccola stella alpina viveva su una roccia ai piedi di una grande montagna con la sua famiglia: mamma Pina, papà Alpes e la sorellina Alina. La stellina si chiamava Alesta e si era sempre distinta per la sua vivacità e voglia di vivere.  Da alcuni giorni però, mamma Pina aveva notato un velo di tristezza negli occhi di Alesta e chiese alla piccola: “Cosa succede tesoro mio? Vedo il tuo dolore, vuoi spiegarmi come mai non sei più felice? I tuoi amici scoiattoli chiedono di giocare con te ma tu li allontani con mille scuse”.  La mamma conosceva bene Alesta e sapeva che qualcosa la turbava. Tuttavia la piccola stella alpina non voleva preoccupare i suoi familiari faceva finta che andasse tutto bene e continuava a prepararsi con la sorellina per il Capodanno. maggiori informazioni