I RACCONTI

La magia di Violetta

150 150 Silvia Ferrari

 

Un pomeriggio, Camilla stava camminando nel bosco con la sua amica Tina, quando all’improvviso sentì una dolce fragranza provenire da una piccola casetta tra cespugli di more. “Tina senti anche tu questo profumo?” – chiese all’amica. “Sì Camilla, lo sento, andiamo a vedere chi c’è in quella casa”.

Le due amiche giunte davanti alla porta d’ingresso, bussarono ed entrarono. Seduta al tavolo c’era una ragazza dai capelli viola, che stava preparando  una bevanda. La ragazza fece accomodare le sue ospiti e disse loro: “Che bello, finalmente qualcuno viene a trovarmi, sono sempre qui sola. Mi chiamo Violetta, e voi?”.

Camilla e Tina indietreggiarono, volevano uscire di corsa perché furono assalite dalla paura, ma Violetta le pregò di rimanere.

“Non abbiate paura di me, tutti pensano che io sia una strega ma non è così, mi piace vivere nel bosco perché amo la natura e  conosco molte erbe curative, quasi magiche. Gradite una tazza di tè?”

Camilla e Tina si sedettero con Violetta e iniziarono a bere quella bevanda luccicante, tanto gustosa e forse davvero magica.  Camilla si sentiva un po’ strana e domandò alla bella signora cosa stesse succedendo. Anche Tina era curiosa di sapere come mai si sentisse così strana, come circondata  da una luce e da un calore.

Forse davvero Violetta era una strega e aveva preparato quella bevanda per spaventare le due amiche, che si addormentarono profondamente. Entrambe, sognarono e nei sogni Tina riusciva ad affrontare senza paura i bulletti della classe che la prendevano in giro. Camilla invece parlava davanti a tutta la classe, esponeva un bellissimo lavoro di storia e tutti le facevano i complimenti.

Camilla e Tina, si ritrovarono misteriosamente a casa loro, nei loro letti, svegliate dal suono della sveglia e dalla voce della mamma. Non capivano cosa fosse accaduto, a scuola provarono a ricostruire quel  che avevano vissuto nel bosco, a casa di  Violetta. Decisero di tornare a farle visita quel pomeriggio ma non c’era nessuna traccia della casetta e neppure di Violetta.

Camilla e Tina si sentivano strane, avevano la sensazione di dover realizzare i sogni che avevano fatto dopo aver bevuto la magica bevanda di Violetta. Così fecero, era come se una forte energia le avesse avvolte e le spingesse a vincere le loro paure. Tina finalmente rispose e allontanò due suoi compagni prepotenti e Camilla chiese all’insegnante di poter presentare il suo lavoro.

Che magia! Violetta aveva regalato alle due amiche la fiducia in se stesse, la volontà di dire basta a ciò che le tratteneva e il desiderio di esprimersi al meglio.

Da quel giorno le due amiche, aiutarono altre ragazzine ad avere fiducia nelle proprie capacità, ricordando sempre le parole di Violetta: “La mia bevanda è magica, vedrete, saprà portarvi a riscoprire che la vera magia è dentro di voi!”

 

 

 

Il pesciolino Nozene

150 150 Silvia Ferrari

In un fiume nuotavano tanti pesci colorati e il giovane  Zenone ogni giorno si recava in un punto preciso vicino ad un’ insenatura per pescare alcuni pesci e regalarli alle persone che in paese avevano bisogno. Un giorno intravide nell’acqua un pesciolino molto particolare, diverso da tutti gli altri ma curioso di saltare in superficie per farsi vedere.

Zenone allora tentò in tutti modi di avvicinare la canna da pesca a quel pesciolino ma senza riuscire a pescarlo. Alcuni  bambini sulla riva del fiume gli dissero: “Lascialo perdere quello è un pesciolino un po’ pazzerello non si fa prendere da nessuno e tutti gli altri pesci nuotano lontano da lui perché sicuramente c’è qualcosa che non va. È strano, diverso, noi non riusciamo a capirlo”.

Zenone allora rispose a quei bambini che avere qualcosa di diverso non significa essere  sbagliato, ma semplicemente avere delle caratteristiche personali e uniche in grado  di valorizzare una persona o un animale per quello che vale, come nel caso del pesciolino.

Allora un bambino proseguì dicendo: “Sai, prima di tutto il suo colore è molto strano perché non è uno solo ma sembrano miscugli e sul dorso ha delle placche tipo bottoni o tappi, non saprei.”

Proseguì un altro bimbo: “ Vedi le pinne sono di un colore ancora diverso una più lunga  e una più corta e la bocca poi non è certo come quella di tutti gli altri pesci”.

Zenone allora chiese ai bimbi di sedersi in cerchio attorno a lui e iniziò raccontare una storia che parlava di un bambino vissuto molti anni prima proprio in quella zona.

Il bambino si sentiva diverso proprio come il pesciolino ed era escluso da tutti, nessuno lo faceva giocare ma lui non perdeva l’occasione per sorridere e per uscire a divertirsi. Un giorno un gruppetto di bambini presuntuosi lo infastidì parecchio e il bambino chiese aiuto ad altri ragazzini che si trovavano a giocare nel campo vicino.

Per fortuna uno dei bimbi capì e gli disse di non preoccuparsi perché da quel momento avrebbe potuto stare con il suo gruppetto di amici. Erano infatti bimbi disponibili, che lo avevano accolto e accettato da subito, facendolo sentire amato, non diverso ma capito e coccolato, valorizzato.

Passavano i giorni e il bimbo considerato diverso aveva trovato amici veri con cui trascorrere il tempo libero e chi lo aveva preso in giro, rimaneva ora  lontano a guardare con stupore.

Dopo il racconto di Zenone, i bambini vicino al ruscello capirono che per il pesciolino era la stessa cosa: sarebbe stato più saggio scegliere di valorizzare le sue differenze anziché pensarle come a difetti. Tante volte quando non si conoscono bene le cose, le persone o le situazioni si tende a giudicare anziché ascoltare e apprezzare.

Tutti avevano il desiderio di accettare e apprezzare il pesciolino e si misero d’accordo per incontrarsi il pomeriggio seguente con le loro canne da pesca al fiume.

Come ogni giorno, videro il pesciolino che saltava fuori dall’acqua ma invece di nascondersi perché schizzava, applaudivano e lo incoraggiavano a saltare più in alto e gli altri pesci, vedendo il comportamento dei bambini, fecero lo stesso.

Arrivò Zenone e felice di aver lasciato il suo insegnamento a quei bambini, preparo la sua canna e restò ad aspettare. Quel giorno  riuscì a pescare tantissimi pesciolini da regalare alle persone del paese, anche i bambini si posizionarono con le loro canne da pesca, ma nessuno voleva pescare il pesciolino diverso perché pensavano che per quel fiume fosse una risorsa importante, un’attrazione, qualcosa di speciale da tutelare.

Da quel giorno i bambini decisero di chiamare il pesciolino Nozene, che per loro significava nuova emozione e generosità. Emozione perché grazie al racconto di Zenone avevano imparato ad apprezzare le differenze. Generosità perché con lo spirito libero, propositivo, tutti erano riusciti a pescare molti pesci da regalare alle famiglie bisognose.

Oggi, passando per quella insenatura, possiamo vedere con l’aiuto della nostra fantasia qualcosa di colorato e luccicante guizzare fuori dall’acqua. I bambini rimangono a guardare sperando di vedere il pesciolino Nozene, ormai diventato una leggenda e un esempio di bene comune.

Con un filo e un ramoscello puoi pescare anche tu emozioni, fantasia e affetto da donare a chi vuoi, per rendere il mondo un posto migliore in cui è bello trovare amici nuovi e unici.

                   Illustrazione di Jessica Bassan

La festa di Primavera

150 150 Silvia Ferrari

 

Nel bosco i preparativi per organizzare la festa di primavera erano ormai iniziati da alcuni giorni e il coniglietto Pippi era il responsabile di quella organizzazione apparentemente facile ma in realtà molto elaborata.

Bisognava occuparsi di preparare cibo a sufficienza per tutti, assicurarsi che i fiori non fossero calpestati e nascondere per bene alcuni oggetti per consentire a tutti gli animaletti del bosco di giocare a caccia all’oggetto.

Nel bel mezzo dei preparativi all’improvviso un acquazzone rovinò i fiori, i cartoncini che erano stati preparati per decorare il tavolo con le vivande e tutti i partecipanti alla festa di primavera erano tristi perché non avrebbero più potuto divertirsi.

Dopo un momento di preoccupazione  e dopo l’acquazzone, il coniglietto Pippi radunò tutti gli animaletti del bosco e disse: “Amici miei, non facciamoci prendere dalla delusione, è vero questa pioggia ha rovinato i preparativi per la nostra festa ma siamo ancora in tempo a rimediare se lavoreremo uniti! Il bello di essere qui è che siamo insieme e riusciremo a sistemare tutto se lavoreremo dividendoci gli incarichi. Vedrete, la nostra festa di primavera sarà bellissima, apprezzata da tutti gli animaletti e coinvolgeremo anche chi di solito in questa stagione vuole stare in disparte”.

Pippi chiese alle farfalle di volare e di prendere i cartoncini bagnati, di portarli in un prato e stenderli ad asciugare, poi chiese a due scoiattoli di cercare nocciole, semi e altre prelibatezze per sistemare il tavolo della merenda.

Lui e gli altri coniglietti si sarebbero occupati  delle sedie e dei giochi che andavano puliti e asciugati. Lavorarono tutti per molto tempo e dopo alcune ore la festa di primavera sembrava aver ripreso forma e colore. C’era un profumo delizioso che proveniva da semi e  dolci, le farfalle dopo aver steso al sole i cartoncini li avevano appesi agli alberi in modo davvero creativo, formando un quadrato che decorava i tavoli e le sedie racchiudendoli come in una cornice.

Arrivarono molti uccellini e altri animaletti dalle parti più lontane del bosco, pronti a festeggiare la primavera.

Che felicità!

Dopo aver mangiato, cantato, volato e ballato, Pippi propose un gioco per rendere la festa ancora più bella.

Il gioco si chiamava “Trova i pezzi del fiore” e dopo aver diviso i partecipanti in tre squadre, spiegò che ogni squadra avrebbe dovuto trovare due petali dello stesso colore e portarli al punto di ritrovo per comporre un fiore colorato. I petali erano stati ben nascosti dagli uccellini.

Pippi diede inizio al grande gioco, pian piano le squadre trovarono i petali e con grande gioia riuscirono in breve tempo a comporre un fiore con petali rossi, azzurri e rosa.

Il fiore era il simbolo della forza, dell’unione, della bellezza. Uniti si crea qualcosa di unico e bello, un pezzo alla volta, con pazienza e coraggio, proprio come nella vita, che ci regala occasioni per condividere esperienze ed emozioni riscoprendo il bello di ogni piccolo momento insieme.

Al tramonto, Pippi e gli animaletti del bosco, stanchi ma felici, riordinarono il luogo in cui si era svolta la festa di primavera, ricordando con il sorriso e con il cuore colmo di emozione la fantastica giornata trascorsa insieme.

Buona primavera a tutti!

Uno speciale pesce d’aprile

150 150 Silvia Ferrari

Un grazioso pesciolino

con il corpo piccolino

se ne stava allegramente

a burlarsi della gente.

Tra uno scherzo e una risata

trascorreva la giornata,

fino ad oggi il primo aprile

scherzo aveva nel barile.

Questa volta avrei pensato

ad un pesce trasformato,

che ci dia spensieratezza

e allontani la tristezza.

Niente scherzi, né risate

niente polvere di fate,

ma un messaggio dedicato

al periodo qui narrato.

Resto in casa e con un foglio

grande come e quanto voglio

provo un pesce a disegnare

per poterlo far parlare…

Le sue frasi porteranno

la speranza in questo anno,

siam lontani ma vicini

dai più grandi ai più piccini.

Quindi forza a preparare

un bel pesce per lanciare

un messaggio di speranza

come fosse in una danza.

Parole in vacanza

150 150 Silvia Ferrari

La lunga estate invita tutti a tascorrere giorni all’insegna del riposo e del divertimento dopo un anno di lavoro intenso. In particolare questo periodo in coda all’emergenza sanitaria che ci

Una sorpresa speciale per Carnevale

150 150 Silvia Ferrari


Due amici, Marinella e Gioacchino, in occasione del Carnevale organizzarono uno spettacolo  al teatro “Luna” con canti e balli per far divertire tutti i presenti. Erano travestiti, con maschere, abiti unici e colorati.

Che bello vedere chi si muoveva in modo buffo, chi saltava, chi faceva i movimenti degli animali. Poi smorfie con il viso, canti divertenti e sorrisi luminosi.

Al termine dello spettacolo, tra gli applausi del pubblico, Gioacchino  andò a spegnere tutte le luci del teatro senza farsi vedere da nessuno. Per un attimo salì la tensione. “Che succede?” – chiesero in molti. Ma nel momento in cui le luci si riaccesero, il palco era vuoto. Marinella spiegò che Gioacchino avrebbe dovuto portare un cestino con una sorpresa colorata, ma era accaduto qualcosa. Così, andò a controllare dietro le quinte e trovò Gioacchino con il cestino vuoto che piangeva. “Cosa è successo?” – chiese Marinella. L’amico le rispose che alcuni ragazzini lo avevano spinto a terra e avevano rubato il contenuto del cestino, coriandoli e stelle  filanti,  per andare a divertirsi. Ma ora in teatro niente divertimento, perciò ci voleva una buona idea.

Marinella vide tanti fogli colorati su un tavolino in un angolo, così iniziò a ritagliare delle strisce e dei cerchi. “Ecco qui, coriandoli e stelle filanti realizzati per l’occasione!”

All’annuncio del ritrovamento di Gioacchino, il pubblico in sala attese l’arrivo dei due amici sul palco e tutti ammirarono un’esplosione di stelle filanti e coriandoli. Colori scintillanti avvolsero  i  presenti in teatro.

Che bella sorpresa di Carnevale!

Marinella e Gioacchino poi, proposero di continuare la festa  al ristorante “Salsa piccante” per festeggiare quella magica serata di allegria.

Occuparono tutti i tavoli e all’improvviso, si presentarono i ragazzi che avevano spinto Gioacchino. Avevano il cesto di coriandoli e stelle filanti. “Ci dispiace molto, puoi perdonarci? “. Gioacchino e Marinella si guardarono ed entrambi sorrisero, accolsero i ragazzi alla festa  e scelsero dal menù la pizza “Arlecchino divertente” che era stata inventata proprio per l’occasione.

Era farcita con moltissimi ingredienti e ognuno avrebbe potuto aggiungerne altri. Come dolce gustarono chiacchiere e frittelle, accompagnate da bibite fresche. La serata proseguì con canti, balli e poesie di Carnevale.

La sorpresa di Carnevale era stata strepitosa per grandi e piccini, i ragazzi dispettosi avevano capito il loro sbaglio e avevano rimediato, unendosi alla festa e alla magia!
Il  Carnevale aveva donato allegria a tutti trasformando quella serata nel momento più divertente dell’anno.

 

La Merla 2.0

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  • Al centro di un parco, c’era un grande albero arancione. Era bellissimo anche se ormai spoglio perché era inverno, i suoi rami erano robusti e rivolti verso il cielo. Sembrava volessero raggiungere le nuvole.

 

  • Viveva su quell’albero una famiglia di merli bianchi. I piccoli nel nido avevano molto freddo, la neve e la pioggia cadevano ogni giorno. Era il 29 di gennaio e mamma Merla sperava che uscisse il sole a sciogliere tutto il ghiaccio.

 

  • “Mamma ho fame” disse il piccolo merlo. Allora il papà decise di volare in cerca di cibo. Ma la neve lo rallentava, così  tornò al nido senza nulla da mangiare quando ormai era buio.

 

  • I merli si strinsero tutti vicini in quella gelida notte e il mattino, papà merlo propose alla mamma di cercare un riparo più caldo mentre lui sarebbe volato lontano in cerca di cibo e sarebbe tornato entro tre giorni. La Merla e i piccoli volarono nonostante la neve  e si fermarono sul davanzale della finestra di una scuola.
  • Appena i bambini e la maestra videro i merli bianchi, li fecero entrare e prepararono in un angolino un soffice nido con cartoncino, paglia e stoffa. Era il 30 di gennaio e nevicava tantissimo, i merli restarono al riparo nella classe di quei bimbi che erano stati tanto generosi.

 

  • Durante la notte, i merli più piccoli si erano svegliati e volando avevano fatto cadere alcuni bicchieri, qualcosa si era rovesciato nel nido ma per fortuna nessuno si era ferito. Il mattino seguente, il 31 gennaio, la mamma si svegliò e notò qualcosa di strano. Uno, due, tre, quattro merli neri, tutti neri. Cosa era accaduto?

 

  • Tutti i merli, compresa la mamma erano neri, nel nido, c’erano dei bicchieri vuoti, sporchi anch’essi di nero, gli stessi che i merli avevano fatto cadere con il loro volo durante la notte. Arrivarono in classe la maestra e i bambini e videro tutti gli uccellini neri. “Oh, ma guarda!” – esclamò una bimba – “Sono caduti i bicchieri di tempera nera proprio nel nido dei merli, ora sono tutti neri e non più bianchi!”.

 

  • Mamma Merla era preoccupata perché pensava che il papà non li avrebbe riconosciuti. La maestra ebbe un’idea, propose ai bimbi di ritrarre  quei bellissimi merli neri, per creare una vera e propria mostra  che tutti avrebbero potuto ammirare.

 

  • Aveva smesso di nevicare, un tiepido sole scaldava i vetri delle finestre, i merli attendevano il ritorno del papà. Finalmente lo videro arrivare. “Siete voi piccolini, e c’è anche la mamma!” Papà merlo li aveva riconosciuti anche se erano neri, si strinsero in un abbraccio e anche le sue piume si colorarono di nero.

 

  • I merli salutarono i bambini e la maestra, volarono di nuovo al loro nido con paglia e stoffa che erano stati donati da quella classe di bimbi generosi.

 

  • In primavera, nacque un nuovo piccolo merlo e le sue piume erano nere! Tutti gli uccellini volarono vicino all’albero arancione per dare il benvenuto al nuovo arrivato e la Merla disse: “D’ora in poi i merli saranno neri e ricorderanno a tutti la generosità, la condivisione e l’aiuto!”

 

Calendario dell’Avvento

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Avvento 2021 

1 Dicembre

Come lo scorso anno, dal 1 al 24 dicembre propongo il calendario dell’Avvento, un modo per creare o riscoprire legami e atmosfera.  Raccontare un po’ di noi serve a condividere, ci fa sentire uniti e ci aiuta a compiere riflessioni importanti, magari per star meglio con noi stessi e con gli altri.

Per questo primo giorno ti regalo una poesia dedicata al mese di dicembre, leggila e dimmi se c’è una poesia di Natale che ricordi  con affetto.

https://www.silviastrocche.it/dicembre-arriva/

 

2 Dicembre

In questa  mattina di dicembre  l’aria frizzante si fa sentire. Ricordo la mia infanzia a correre e giocare nei prati freddi e ghiacciati, con il  naso rosso ma con la gioia di trascorrere del tempo all’aria aperta in attesa del Natale. Mi sembrava di essere in un mondo magico! Ora non sempre trovo il tempo e la volontà di uscire a passeggiare ma dovrei farlo per rigenerare il corpo e la mente…

Ora dimmi, ti piace camminare o correre all’aria aperta a contatto con il paesaggio natalizio?

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La pecorella rossa

150 150 Silvia Ferrari

Un gregge di pecore aveva dato il benvenuto  a tanti cuccioli vivaci e desiderosi di conoscere il mondo. Con il passare dei mesi, le pecorelle avevano imparato a muoversi con il gregge, a mangiare e a giocare nei campi. Un giorno, mentre stavano passeggiando in un campo lontano dal solito territorio, le piccole pecore videro in lontananza un animale rosso, stranissimo e si avvicinarono per capire chi fosse. Giunti vicino a quella creatura, videro che si trattava di una pecora proprio come loro. “Una pecora rossa – disse qualcuno – che stranezza è mai questa?”

“Sarà caduta in un barattolo di vernice, oppure avrà mangiato troppa marmellata di fragole” – aggiunse qualcun altro.

La pecorella rossa si voltò per allontanarsi, ma un gruppetto di pecore  si strinse intorno a lei e iniziò a ridere, a spingere fino a farla cadere nel fango. Poi scapparono via tra mille risate.  La pecorella era tutta sporca, così si diresse verso il ruscello per lavarsi e mentre camminava pensava che forse le altre pecorelle avevano ragione, forse il suo colore era il frutto di un incidente. Si sentiva l’animale più strano del mondo e si nascondeva per non farsi vedere.

I mesi passavano e tornò come ogni anno il mese di dicembre, dedicato ad una grandissima fiera. Vicino al prato in cui era solita fermarsi, passavano mercanti, venditori ambulanti, animali di ogni specie per partecipare alla grande fiera.

La sera del 24 dicembre però, il cielo aveva le stelle molto luminose e la piccola pecorella rossa camminò così tanto che si ritrovò in un posto che non conosceva. Insieme a lei c’erano molte persone con i loro animali, continuavano a correre  in cima a una collina e dicevano: “È nato, è nato il Bambinello!”

La pecorella rossa andò con loro, si avvicinò ad una grotta e vide un Bambino avvolto in fasce, era appena nato e con lui  c’erano la mamma, il papà e alcuni animali che cercavano di tenerlo al caldo. Tutti parlavano di un Bambino speciale, un Salvatore.  La pecorella era felicissima di essere parte di quell’evento così importante e aveva notato che nessuno la prendeva in giro. Anzi, ad un tratto un pastore le disse: “Vieni qui vicino, scalda anche tu Gesù Bambino con questa bellissima lana colorata, rossa come il calore, l’amore, l’amicizia, come il cuore!”.

La piccola pecorella non poteva crederci, lei, che si era sempre nascosta, ora aveva un compito così grande! Lei, derisa e umiliata da tutti gli animali. Ora tutti la guardavano e sorridevano, grati per il calore che serviva a riscaldare il Bambino Gesù.

Dopo alcuni giorni, la famiglia partì per raggiungere un altro luogo e la pecorella fu accolta nel gregge del pastore che l’aveva notata la notte di Natale, dando valore alla sua diversità e riuscendo a renderla speciale. Passando tra i campi, incontrarono altre pecore e chi l’aveva sempre presa in giro l’aveva riconosciuta. Ora invece di scherzare, tutti gli animali  la guardavano con rispetto e ammirazione, perché si parlava di lei come la pecorella rossa che aveva scaldato il Bambino Gesù e aveva donato un nuovo colore al Natale!

                           Illustrazione di Simona Aiolfi