L’ ANNO VECCHIO E L’ ANNO NUOVO

L’ ANNO VECCHIO E L’ ANNO NUOVO

150 150 Silvia Ferrari

Un giorno, l’anno vecchio stanco e dolorante, stava camminando su un sentiero che l’avrebbe condotto al ponte magico dove avrebbe aspettato la notte del 31 Dicembre per ritirarsi e lasciare la sua casa al nuovo anno.  Era il 29 Dicembre e a pochi giorni dalla sua fine, era pensieroso e preoccupato. Lungo il cammino, incontrò un giovane ben vestito, profumato e apparentemente molto gentile. Gli chiese: “Dove vai vecchio mio? Da dove vieni?”. L’anno vecchio rispose: “Sto passeggiando, vengo da una casa vicino alle Alpi e penso a tutto quel che ho fatto per gli uomini in questi mesi, mi chiamo Anvecco. E tu ragazzo, chi sei e come mai passeggi sulla riva di questo lago? Questi sono sentieri sconosciuti agli umani”.

“Mah … non mi dire, sei l’anno vecchio?” – e scoppiò in una risata fragorosa, tanto che il vecchio sussultò. Poi continuò: “Io sono Novano, l’anno che prenderà il tuo posto. Sono felice di incontrarti, ora ti dirò quel che penso di te, di come hai gestito le cose in questi lunghi mesi. Sei stato un disastro, guerre, malattie, tristezza, mancanza di lavoro e persone in difficoltà economiche, bambini senza famiglie, genitori senza il senso della responsabilità, furti, violenze, bullismo tra i ragazzi e molto altro caro Anvecco. Non mi basterebbe un altro anno intero per elencarti tutti i disastri …”. L’anno vecchio si sedette su una grossa pietra ed iniziò a raccontare a Novano: “Sai, figliolo, quando sono arrivato in questo mondo, ho trovato già tutto questo e non sapevo da che parte iniziare.

Così rimasi un poco ad osservare e notai che nel cuore le persone avevano solo tanta rabbia, proprio perché molte cose negative sembravano avere la meglio sulle notizie e i fatti positivi. Non riuscivo ad aiutare nessuno, poi una notte, bussò alla mia porta una piccola bimba di nome Speranza, che mi chiese di farle conoscere meglio le persone che abitavano questo mondo. Così la accompagnai dai capi di Stato, lei si fece conoscere da loro e chiese di pensare e scegliere per le proprie nazioni con umanità e decisione e di lasciarsi guidare anche dal cuore, cercando di mettere in atto tutte le competenze in loro possesso per migliorare la situazione della nazione e delle persone. Poi Speranza viaggiò in molte famiglie, ed io chiesi di accoglierla e aver cura di lei, per non lasciare nulla di intentato, per provare a riprendere quel ruolo educativo di guide sicure e forti che forse avevano scordato di poter assumere.  Visitò molti laboratori di medicina, in tutto il mondo e tutti i medici volevano tenerla vicino, lavoravano sodo e spesso ottenevano risultati positivi dalle loro ricerche, altre volte i tentativi non bastavano mai. Si fermò in molte scuole, dove i ragazzi sembravano passivi, senza motivazione né entusiasmo. Si prendevano in giro ogni giorno, andando a colpire con parole pesanti ed atti inumani i ragazzi e le ragazze più deboli. Dopo pochi mesi, tornò a casa mia e mi disse che aveva visto abbastanza, così mi suggerì cosa fare. Mi disse di infondere nel cuore degli uomini, fiducia e amore e lei, Speranza, avrebbe sempre alimentato sogni, obiettivi da raggiungere e buoni propositi.”

Novano ascoltò quel racconto con molta sufficienza e poi commentò: “Ah, caro vecchio mio, non è servito a niente, io ti ho osservato e non mi sei piaciuto per niente… Non hai risolto nulla, niente di bello secondo me! Io mi sono preparato benissimo, per non fare i tuoi stessi errori e non chiederò aiuto a nessuno. Sono giovane, bello, ho il mondo ai miei piedi, ho a disposizione strumenti tecnologici potentissimi! Vedrai come cambierò le cose quaggiù!”.

 Se ne andò senza salutare ed Anvecco pian piano ritornò a casa sua, accese un fuoco, cucinò, cenò e poi si sdraiò per riposarsi.  Durante la notte, non riusciva a dormire perché pensava a quel che Novano gli aveva detto. Che dispiacere, quel giovane aveva usato parole crudeli, prive di sentimenti. Eppure ad Anvecco era parso di aver fatto un buon lavoro nel complesso, perché come ogni anno passato, nessuno è stato perfetto, senza disgrazie o sofferenze, ma tutti avevano lasciato anche esperienze e vicende positive da ricordare, soddisfazioni in ambito economico e lavorativo, piccoli passi per quanto riguardava l’educazione e l’istruzione. Tutti avevano insegnato alle persone ad avere un obiettivo nella vita e cercare di realizzarlo, a rispettarsi, aiutarsi, volersi bene. Ora cosa sarebbe accaduto se Novano avesse lasciato da parte tutto questo per pensare solo a qualcosa di meccanico e materiale?

Il mattino seguente, il 30 Dicembre, al suo risveglio Anvecco trovò seduto sul suo divano Novano, giunto ad offrirgli aiuto: “Caro vecchio anno, ieri ti ho visto molto stanco, così ho deciso di farti un regalo. Riposati, penserò io a chiudere l’anno con grande maestria. Non pensare a niente, ecco, qui c’è un biglietto per raggiungere un’isola in cui potrai riposarti per sempre, invece di andare a vivere in quel mondo tristissimo che accoglie gli anni passati e dove nascono gli anni futuri. Ma Anvecco non accettò, spiegandogli che non era saggio cambiare il corso del destino … Avrebbe terminato i suoi giorni e poi lasciato il posto a lui.

“Sei proprio testardo, vecchio mio, va bene, chiudi gli occhi … Lo faccio per te, ciao!” e con queste parole Novano fece scomparire l’anno vecchio. Si udì un forte boato e tutti i paesi della Terra furono investiti da un forte vento, i sistemi centrali di tutti i computer andarono in tilt, le automobili correvano all’impazzata, le persone urlavano, avevano paura. Era il caos più totale. Allora Novano andò a fare un giro nelle città e vide sui volti delle persone la disperazione, l’incertezza per il futuro. Rise di gusto e commentò: “Anvecco è stato proprio uno sciocco, ma ora ci penserò io a sistemare le cose, finalmente!”. Ma le persone non avevano una guida, erano come svuotate nell’anima e qualsiasi cosa Novano facesse, andava distrutta: nuove case crollavano, nuove auto esplodevano, le persone litigavano e basta, i ricercatori scientifici distruggevano tutte le provette mandando in fumo anni di lavoro e sacrificio, i bambini si picchiavano e non ascoltavano i genitori che non sapevano quali parole trovare per tenere unita la famiglia. Allora Speranza andò a casa di Anvecco e trovò Novano. Gli chiese  cosa fosse successo ed il giovane anno spiegò l’accaduto, poi aggiunse: “Credevo di essere pronto, di non aver bisogno di aiuto, credevo …”

“Cosa credevi?” – lo interruppe Speranza – “Credevi di arrivare e risolvere tutto? Sono anni che i tuoi avi ci provano, ma nessuno è ancora riuscito a creare un mondo paradisiaco e sai che cosa ti dico? La perfezione non esiste! Non esiste! Per gli uomini esistono le sofferenze, ma anche tanto coraggio per affrontarle, esistono le ingiustizie e molte persone che non hanno paura ad esporsi per cercare la verità. Esistono le delusioni in ogni ambito, ma anche la forza per ricominciare più forti di prima. Esistono le violenze purtroppo, ma sempre più persone attente per cercare di evitarle, esiste la solitudine, ma anche la voglia di stare insieme, di condividere. Esiste la tristezza ma anche la gioia, la felicità che non è niente di irraggiungibile, ma è da trovare ogni giorno nelle piccole cose e nelle persone che abbiamo vicino. Esiste la paura ma anche la volontà di superarla, esiste l’egoismo, ma ci sono molte persone generose pronte a capire le necessità degli altri. Esiste l’invidia, ma anche l’onestà per apprezzare persone e situazioni.

Tutto questo esiste ed ogni anno si cerca di migliorare, tenendo presente tutto! Alla fine di ogni anno si guarda al passato non con rimpianto ma facendo il bilancio di quel che è accaduto nella vita, e per tante esperienze negative, ognuno ne ha altrettante positive.

 Si vive il presente credendo nelle proprie capacità, che ci sono in ogni uomo, donna, ragazzo e bambino. Ognuno crede nei propri sogni, con la voglia, la speranza e la tenacia per realizzarli. Si pensa agli anni futuri e si fanno progetti per la famiglia, i figli, gli amici.

Tutto serve a tenere in equilibrio la nostra vita, soprattutto senza tutti i sentimenti, sia brutti che belli, nessuno riuscirebbe a scoprire da solo la propria strada, la propria via. La vita va vissuta intensamente, senza perdere nulla e facendo tesoro di tutte le esperienze per poterle condividere, apprezzare e sicuramente migliorare!”.

Speranza si allontanò e Novano rifletté ripensando alle parole di quella fragile piccola bimba, apparentemente poco credibile, sempre considerata da lui inutile, ma che gli aveva davvero fatto capire come avrebbe dovuto lavorare per il bene comune dal 1 Gennaio. Corse da Anvecco, che egli stesso aveva spedito su un’isola deserta e gli chiese perdono. Perdono per non aver capito, per averlo deriso e soprattutto per aver pensato di poter agire da solo senza tener conto dell’anno vecchio vissuto, punto di partenza per costruire la sua esperienza di nuovo anno. I due anni tornarono nel punto in cui si erano incontrati ed il mondo per fortuna era tornato alla normalità. La sera del 31 Dicembre, Anvecco e Speranza andarono a prendere Novano, che scelse come prima casa in cui alloggiare quella in cui era stato il vecchio anno.

Il nuovo anno avrebbe portato, come ogni volta, un po’ di tutto, per far vivere agli uomini la vita intensamente, colorarla, riempirla di emozioni e persone da amare. Avrebbe chiamato ad aiutarlo Speranza, perché nel cuore questa non potrà mai mancare. Dovrà essere sempre presente, sotto forma di fede in Dio, di altra credenza, per ricordare a tutte le persone che la  vera forza è nel proprio cuore e la vita merita di essere vissuta nel migliore dei modi.

Felice anno nuovo!

Silvia Ferrari

Silvia Ferrari

Insegnante, pedagogista e autrice

All stories by : Silvia Ferrari
5 commenti
  • Che dire?…. È la nostra storia, la storia di chi con presunzione pensa di poter risolvere tutto in un attimo, senza tener conto di quello che è stato fatto giorno per giorno con fatica e dedizione, senza far tesoro dei consigli di chi ha fatto il bilancio del proprio operato e ha annotato gli errori, per rimediarli, ed evidenziato le cose belle, per ripartire da quelle. È la storia di chi, con umiltà, ricomincia da capo, ogni giorno.
    Una bella storia che deve farci riflettere.
    E brava la nostra Silvia!

    • Laura Polesinanti 29 Dicembre 2018 a 5:59 pm

      Bel messaggio….corriamo troppo, rimandiamo i bilanci, non godiamo di ciò che siamo, troppo poco riflettiamo sul presente e sul passato che lo ha prodotto, perseguiamo obiettivi ingannevoli. Fermarci a leggere un racconto come questo non può che farci bene!

  • È proprio vero alla tristezza corrisponde la gioia… Alla violenza la pace… Nella vita ogni sentimento, ogni minuto, ogni attimo deve essere vissuto a pieno accettando il bello ed il brutto.
    Complimenti Silvia anche con questo racconto ci hai fatto pensare.. Ed è la cosa più bella che fai.. Inviti le persone e i tuoi “bambini” a ragionare e riflettere

  • SwanBook Edizioni 30 Dicembre 2018 a 2:49 pm

    Non è facile descrivere, o meglio dipingere, i valori della vita attraverso metafore e racconti fiabeschi: Sivlia ci riesce a tutto tondo. La semplicità dell’esposizione è il miglior strumento di divulgazione.
    I contenuti si commentano da soli, ma è indubbio il talento di scrittrice e quello di isnegnante ed educatrice.

  • Il messaggio giunge al cuore e alla mente in modo semplice e diretto; una bella metafora della vita che spinge alla riflessione e alimenta le speranze.
    Complimenti!

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